Federico Leone, fino a Formentera e ritorno

La storia di un barman è fatta di molti locali, ma soprattuto di esperienze, racconti. Qual è stato il percorso che ti ha condotto fino alle Baleari? Come ci sei arrivato, Federico Leone?

Era l’aprile del 2013 quando degli amici mi chiesero di entrare con loro nel progetto di aprire un locale estivo a

Federico Leone a Formentera

Federico Leone a Formentera

Formentera, non conoscevo l’isola e ne avevo solo sentito parlare. Dentro di me scattò un idea ben precisa e nel giro di un giorno mollai il mio contratto di lavoro e dopo venti giorni presi il traghetto da Civitavecchia per sbarcare in quella che sarebbe stata la mia seconda casa; Formentera. Non avevamo ben chiaro cosa avremmo fatto ma l’entusiasmo di una nuova avventura era stato talmente forte da far prevalere l’incoscienza e rischiare il tutto per tutto.

Qual è stato il primo impatto con questa nuova realtà e quali sono stati i principali cambiamenti nell’approccio al lavoro e nel modo di lavorare?

Ricordo che quasi all’arrivo guardavo l’isla da lontano, cercando di capirne la conformazione, parliamo di poco più di venti chilometri di circonferenza. Al mio primo passo verso la terra ferma esplosi in un sorriso che mi diede la conferma di aver fatto la scelta giusta. Come anticipato, l’incoscienza ci porto a partire subito ma senza sapere cosa avremmo fatto di preciso, non avevamo nemmeno visto il locale che avremmo aperto, sapevamo solo che l’avremmo chiamato That’s Amore La pazzia vera! Dopo una settimana di intense pulizie, di giri esplorativi e di nottate intorno ad un tavolo per scrivere le idee, ci si accese la lampadina e capimmo che il nostro concept sarebbe stato “Colazioni & drink”. Senza saperlo avevamo colmato una fetta di mercato che sull’isola veniva fatto in maniera molto approssimativa, avevamo inventato le colazioni! Fu un successo enorme, eravamo aperti dalle nove del mattino fino alle quattro e in pochi giorni, senza renderci conto, avevamo la fila di gente che era disposta ad aspettare anche mezz’ora per avere un tavolo. Il lavoro venne tutto abbastanza naturale tenendo a mente un consiglio prezioso di chi

Il That's amore

Il That’s amore

abitava lì già da qualche anno ”rispettate l’isla e la stessa Isla vi ripagherà”. Avevamo fatto razzia nella discarica, riciclando mobili, infissi di finestre e tavole di legno . Eravamo al 100% ecologici.

Quali sono le principali differenze che hai riscontrato fra la realtà delle Baleari e quella italiana?

Beh la realtà è sicuramente più piccola e contenuta, due fornitori su tutta l’isola da cui prendavamo il necessario e il resto tutto homemade! Passo poco tempo per far partire anche il cocktail bar, essendo un posto estivo non erano molti i posti dove si beveva bene e diventammo ben presto un punto di riferimento. Cercavamo il più possibile di mettere in mezzo chi abitava sull’isola e questo fu apprezzato così tanto che ci permise di non essere il classico locale di italiani per soli italiani ma per tutti, eravamo anche gli unici romani con un attività e ci diede una marcia in più. La differenza più importante dall’Italia era da parte delle forze dell’ordine che non avevano quell’accanimento che molte volte hanno in Italia; bastava il rispetto di poche regole . Rispetto dell’orario di chiusura, volume della musica e le documentazioni in regola. Cose semplici e naturali. Insomma la normalità. Normalità che spesso manca per un giovane che vuole investire sopratutto se con pochi soldi.

Uno degli aspetti maggiormente trascurasti, a nostro avviso, nel bartending italiano è l’hosting.

Un dettaglio del servizio del That's Amore

Un dettaglio del servizio del That’s Amore

Quanto è importante questo aspetto nel lavoro all’estero? Ci sono delle differenze con quanto accade in Italia?

Mi hanno sempre insegnato che prima di tutto bisogna essere un perfetto oste, al bancone come hai tavoli non abbiamo mai trascurato nessuno cercando di regalare sempre un emozione, risate e professionalità , se non venivano loro al bancone andavo io da loro, terminando il drink al loro tavolo. Volevamo che tutti si sentissero a casa e che trovassero degli amici oltre che le nostre figure lavorativi. La stagione era di cinque mesi e ogni settimana cambiavano clienti era importante che vivessero un esperienza e sopratutto un ricordo, gli aiutavamo con ogni tipo di consiglio, spiagge, ristoranti e particolarità dell’isola insegnandone il rispetto. Questo ha permesso che chiunque venisse mandasse i propri amici nei mesi a seguire, una regola semplice che ci ha permesso un successo inaspettato.

Una notte a Formentera

Una notte a Formentera

Sappiamo che orami la tua esperienza in terra straniera si è conclusa, ma provando ad immaginare, quale sarebbe il tuo cocktail per l’estate alle Baleari?

Il That’s Amore quest’anno è chiuso e chi mi conosce bene sa quanto possa mancarmi ma sopratutto l’energia che mi dava nonostante le tante ore di lavoro e le poche ore di sonno, ma è solo una parentesi perché ci sta il progetto di riaprire. Quest’anno non ho potuto aprire perché dovevo seguire un altro grandissimo sogno con il primo Italian London Dry Gin il VII Hills che condivido prima con una famiglia e poi degli amici. I drink che andavano da noi erano tanti collins, sour, “Daiquiri” e drink freschi e fruttati ma il mio preferito per l’estate delle Baleari in ricordo degli anni passati in Brasile è un grande classico come la “Caipirinha”

Giampiero

Dal cinema al whisky il passo può esser breve. Basta fare un viaggio in Scozia, perdersi magari nel cuore delle Highlands, e ritrovarsi a chiacchierare in un piccolo pub di Ullapool parlando di torbatura e imbottigliamenti. Nasce così una passione travolgente, girando l’Italia, l’Europa (e non solo) di degustazione in degustazione, di locale in locale... alla scoperta del meglio che questo universo può offrire. Cocktail preferito: Rob Roy Distillato preferito: Caol Ila 25 yo

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