Head to Head Competition: Club Derriére – Roma

L’atmosfera riservata ed accogliente del Club Derriére di Roma, piccolo gioiello a due passi da Montecitorio, ha ospitato la seconda tappa della terza edizione dell’Head to Head Competition. Il clima di amicizia e passione, che contraddistingue da sempre questa gara, ha accolto la giuria, composta dal maestro Mauro Lotti, dal bartender Cristian Straccio e dal trainer PlanetOne Jordy Di Leone, chiamata a valutare gli otto giovani bartender pronti a sfidarsi a colpi di shaker e mixing glass. Prima di incrociare gli

Gli otto partecipanti

Gli otto partecipanti

spoon bar è spettato a Davide Diaferia, uno dei padroni di casa, presentare il ricco banco del locale, con una splendida bottigliera, succhi di ogni genere, bitter e tinture.

Sotto lo sguardo attento dei giudici e degli organizzatori Glauco Lanza, del Coffee Pot di Trastevere, ha aperto le danze, creando un cocktail in “Tiki Style” con Appleton Signature Brand, miscelando questo prodotto con Pimento Drum, Amaro de Angostura, Crème de Noyaux, succo di lime e sciroppo di passion fruit nel suo “Passion Beach”. Con lo stesso rum di casa Campari Solomia Grytsychyn, del vicino Chorus Cafè, ha invece proposto un cocktail definito

Il Passion Beach

Il Passion Beach

dalla stessa barmaid un incrocio fra un “Daiquiri” ed un “Mai Tai”, il “Mia Tai” (Appleton Segnature Brand, Pimento Drum, succo di lime, Orzata). Dai Caraibi si vola in Giappone con la seconda batteria che ha visto Giovanni Onori, del Meccanismo, e Matteo Civaldi affrontarsi a colpi di whisky Togouchi, un  blend creato con whisky di malto Scozzesi e whisky di grano Canadesi. Il primo concorrente realizza così un twist sul “Rusty Nail”, costruito con Whisky Togouchi, Frangelico, Dom Bénédectine ed Abbott’s Bitters, mentre il secondo  opta per una variante dell’“Old-Fashioned”, realizzato in tre tempi ed un taglio di liquore al caffè, per il suo personalissimo “Viaggio in Giappone” (Whisky Togouchi, liquore al caffè, Chocolate Bitters, Angostura Bitters). Il terzo scontro ha visto sfidarsi due veterani dell’Head to Head Competition, Daniele Ferraiuolo e Gianluca Melfa, alle prese con minimo 30 ml di Maker’s Mark. Daniele Frraiuolo, finalista della prima edizione e attualmente proprietario di un

Il Vecchie Maniere

Il Vecchie Maniere

music club nella periferia romana, ha proposto un “Vecchie Maniere” (traduzione di “Old-Fashioned) preparato con Maker’s Mark, melassa al tabacco, Chocolate Bitters, Angostura Bitters, mentre l’istrionico Gianluca Melfa, finalista della seconda edizione e co-proprietario dell’Argot, ha optato per un cocktail con Maker’s Mark, Riserva Carlo Albero Extra Dry, vermouth Martelletti, Boker’s Bitters ed Angostura Bitters. Protagonista delle ultima sfida delle batterie l’azienda Castagner, in particolare il Suite N.5. Federico Ercoli, del Baretto, ha immaginato così un “Martinez”, sostituendo il gin con la grappa, nel ben augurante “Walk on” (Suite N.5, Marschino, Riserva Carlo Albero Extra Dry, vermouth Martelletti, Angostura Bitters), mentre Biagio Gennaro del Caffè Propaganda, ha raccontato una splendida storia, rivisitando uno “20th Century” con Suite N.5, succo di

Il twist sul 20th Century

Il twist sul 20th Century

limone, creme de cacao, assenzio e albume d’uovo.
Dopo un breve conciliabolo i tre giudici hanno espresso il loro verdetto, anticipato da poche ma significative parole volte a spronare i concorrenti verso una maggiore attenzione alla tecnica e alle misure, ma anche ad un più sereno e spigliato approccio alla gara; passano il turno Glauco Lanza, Matteo Civaldi, Gianluca Melfa e Biagio Gennaro.

Le semifinali

Come sempre, con le semifinali, entrano in gioco le difficoltà, ostacoli da superare per approdare alla tanto agognata ultima sfida. La prima coppia di bartender, in particolare, oltre alla realizzazione del cocktail è stata così chiamata ad identificare un prodotto attraverso un blinding taste. Glauco Lanza riconosce nel piccolo shot rossastro un generico vermouth, identificato, dopo un minuto di assaggio in un classico

Oscar 697

Oscar 697

Martini Rosso. Il palato di Matteo Civaldi invece, riconosce, nei toni corposi del prodotto sconosciuto, quelli tipici di un non ben specificato Porto. Una deduzione non troppo lontana dalla realtà essendo il liquido misterioso un bicchiere di Oscar 697. Nessuno dei due sfidanti ha però ottenuto il bonus di punti derivanti da questa prova. La sfida vera e propria ha visto i due barman realizzare un cocktail con minimo 30 ml di vodka Russian Standard. Glauco Lanza ha così pensato ad una variante del “The last word”, da lui rinominato “ The first word” unendo la celeberrima vodka a Biancosarti, Maraschino, Chartreuse Verde, succo di limone, assenzio e chiara d’uovo. Matteo Civaldi ha invece creato un sempreverde “Vodka Sour” aromatizzato grazie all’utilizzo, insieme alla vodka Russian Standard,

Il Vodka Sour di Matteo Civaldi

Il Vodka Sour di Matteo Civaldi

di Camomilla Quaglia, Chartreuse Gialla, succo di limone e zucchero liquido. Nessuna degustazione alla cieca ma un doppio ingrediente obbligatorio è invece la difficoltà da affrontare per la seconda semifinale. Oltre ad un minimo di 30 ml di Tito’s Vodka i due semifinalisti dovranno utilizzare anche un quantitativo a scelta di sherry Tio Pepe. Con il solito piglio deciso Gianluca Melfa opta così per un twist sul “Vodka Martini”, con Tito’s Vodka, Sherry Tio Pepe in sostituzione del classico vermouth dry, ed una stravagante sporcatura (tanto del ghiaccio quanto della coppetta) di un cabernet souvignon, l’Herbe Sainte. La risposta di Biagio Gennaro è un altro viaggio, un volo pindarico, il racconto di un “Punch”, il suo “Ruby, Ruby, Ruby, Ruby” (Tito’s Vodka, Sherry Tio Pepe, Cocchi Chinato, succo di

Il Vodka Martini di Gianluca Melfa

Il Vodka Martini di Gianluca Melfa

limone, purea di lampone, sale, birra Ichnusa), e dei mariani che erano soliti berlo, lasciando al bar, in segno di buon auspicio, un dollaro; lo stesso dollaro che Biagio Gennaro lega al bicchiere del suo cocktail con un elastico.
Le parole sagge e divertenti di Mauro Lotti e gli appunti sempre precisi di Cristian Straccio e Jordy Di Leone, precedono la decisone più attesa: Glauco Lanza e Biagio Gennaro passano in finale.

La finale

Due sono le difficoltà che attendono chi ha avuto la bravura di arrivare all’ultima fase di una sfida  della Head to Head Competition. Quasi ad omaggiare la presenza del maestro Mauro Lotti, la sorte costringe Glauco Lanza e Biagio Gennaro ad una sfida a collo libero, senza

Modern Flip

Modern Flip

utilizzo di jigger o metal pour, una sfida che, come secondo ostacolo, durerà nella fase di realizzazione del drink, solo quattro minuti e mezzo, trenta secondi in meno dei cinque minuti canonici. Il prodotto da utilizzare, sempre in una dose minima di 30 ml, è il Magna Mater, un brandy stravecchio invecchiato per ben 27 anni. Un prodotto complesso e pregiato che Glauco Lanza utilizza insieme al liquore Oro Rosso, ad un bitter arancio e mandarino e ad un uovo intero, rispolverando un desueto “Flip”. Purtroppo però, la ricerca della noce moscata, tocco finale di questo “Modern Flip”, costa al concorrente una penalità di extra time. Rimane invece con i piedi ben saldi negli Stati Uniti Biagio Gennaro, che dal dollaro passa a Betty Ross, creatrice della celeberrima bandiera americana, a cui il

I due finalisti, Biagio Gennaro e Glauco Lanza

I due finalisti, Biagio Gennaro e Glauco Lanza

bartender dedica la sua creazione. La storia di questa variante del “Manhattan”, chiamata in modo quantomai suggestiva “E Betta filava” (Magna Mater, Cocchi Dopoteatro, Belsazar Rosso, genziana), è affasciante, e vale (insieme alla penalità contratta dall’avversario) la vittoria finale. Dopo essersi fermato ad un passo dalla finale nella scorsa edizione Biagio Gennaro raggiunge così Giuseppe Prosperi nella griglia della sfida finale.

Giampiero

Dal cinema al whisky il passo può esser breve. Basta fare un viaggio in Scozia, perdersi magari nel cuore delle Highlands, e ritrovarsi a chiacchierare in un piccolo pub di Ullapool parlando di torbatura e imbottigliamenti. Nasce così una passione travolgente, girando l’Italia, l’Europa (e non solo) di degustazione in degustazione, di locale in locale... alla scoperta del meglio che questo universo può offrire. Cocktail preferito: Rob Roy Distillato preferito: Caol Ila 25 yo

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