Head to Head Competition – Octavius – Milano

Penultima tappa per la Head 2 Head Competition, che sbarca a Milano, nella lussuosa location dell’ i. Il ‘regno’ di Francesco Cione (vincitore della Diageo Reserve World Class 2015) ha infatti battezzato la prima delle due gare meneghine dell’unica vera street competition under 30 d’Italia, chiudendo il cerchio, prima della finalissima nazionale di Roma.

I concorrenti della tappa

I concorrenti della tappa

È una splendida e inusuale giornata di novembre a Milano. Fuori, la piazza Gae Aulenti brulica di gente. Ma dentro, man mano che l’ora ‘X’ si avvicina, le eleganti atmosfere dell’ Octavius sono attraversate dalla tensione dei competitor.

Le batterie

Puntuali come un orologio svizzero, alle 15:00 si incomincia. A giudicare i concorrenti ci sono tre pezzi da novanta: oltre al padrone di casa, Francesco Cione, ci sono Flavio Angiolillo del Mag e Stefano Nincevich di Bargiornale. Apre le danze Mirco Guizzardi del mitico (andateci e capirete) Freccia Bar di Piumazzo.
La scelta del prodotto obbligatorio, da usare in almeno 30 ml, ricade sulla vodka aromatizzata con l’erba

Il primo cocktail di Mirco Guizzardi

Il primo cocktail di Mirco Guizzardi

del bisonte. La Zubrowka, distribuita da Gancia. Mirco decide di giocare sul sicuro, preparando un Collins “semplice e fresco” con poco zucchero, preferendo sbilanciarsi di più sull’acidità e prendendo spunto da un long drink che prepara al suo locale per un cliente abituale. Lo sfidante è Riccardo Giannini. Quando sale in pedana, ostenta maggiore sicurezza. Si muove compiendo gesti precisi, appare evidente che abbia individuato il cocktail da preparare. Accosta subito alla vodka il Tio Pepe sherry fino. Spacca in due un lime, fredda un grande calice col ghiaccio e prepara l’affumicatore. Sta pensando in realtà a un vodka sour con aromatizzazione alla cannella. “Un quarto di oncia di sherry serve per dare

Il Rich Punch Safari

Il Rich Punch Safari

quel gusto aromatico ed erbaceo in più”. Lo chiama “Il sour degli dei” perché, come spiega, “in Polonia mi pare sia chiamata erba degli dei”, riferendosi al filo d’erba contenuto nella bottiglia. Gli dei, sarebbe il caso di dire, non lo hanno soccorso per garantirgli il passaggio del turno. Rivedremo ancora il bravo e simpatico Guizzardi dalla risata unica. Inaugura la seconda coppia di testa a testa Nico Scarcera, della grande ‘famiglia’ del Mag. Flavio Angiolillo, molto correttamente, per non metterlo in ulteriore imbarazzo, cambia posto, sedendosi in un punto più defilato. Nico deve miscelare con almeno 30 ml di liquore Alpestre al miele, distribuito da Onesti Group. “Voglio giocare sulla dolcezza del miele, pensavo di fare un punch”, chiarisce, dopo aver riflettuto sul da farsi. Aggiunge vodka, per dare il tono alcolico al drink, gocce di bitter, uno spoon di miele, quindi fredda in throwing (tecnica la cui origine

Il cocktail di Luca Vezzali

Il cocktail di Luca Vezzali

viene narrata dal giudice di Bargiornale). Il cocktail si chiama “Rich Punch Safari”. Un simpatico richiamo al titolo del libro di Stefano Nincevich, ‘Cocktail Safari’, presentato a margine dell’evento. Lo sfidante di Scarnera è, come lui, un altro nome di ‘peso’ pur avendo una giovane età. Si chiama Luca Vezzali, un ragazzo istrionico, che nel momento in cui scriviamo è in forza da Carlo e Camilla in segheria (del notissimo chef Carlo Cracco) in compagnia del bartender Filippo Sisti. Vezzali è un animale da bancone. Non gli tremano le mani, figurarsi la voce. Piuttosto che pensare alla ricetta da creare, si aggira sulla pedana alla ricerca di un bicchiere particolare in cui servire il drink. E questo la dice lunga sul grado di sicurezza. La scelta finale ricade sul curioso bicchiere a pesce del Plymouth Gin. “Voglio realizzare una qualcosa di fresco e allo stesso tempo sfizioso. Proviamo a divertirci”. All’ Alpestre aggiunge il liquore Saint Germain di Bacardi Martini, zucchero liquido, lime e mandarino fresco, bitter alla menta. Metodo shake & strain e ginger beer  chiudere nel finale. Finisce la prova talmente prima del tempo massimo che si permette il lusso di sciabolare una bottiglia si champagne. Il ragazzo, se non lo avessimo capito, c’è e si vede. I giudici non hanno dubbi, nonostante l’ottima prova di Scarnera è Vezzali il concorrente che passa il turno. Altro girio, altra corsa. Federico Turina si confronta con il Riserva speciale Rubino di Bacardi Martini. Lo miscela con il Maker’s Mark, tanto per restare in casa (il distributore è lo stesso) e il bitter Campari. L’idea è quella di

Lo Sweet boulevardier

Lo Sweet boulevardier

rivisitare il “Boulevardier”, giocando con una affumicatura al tabacco, e aggiungendo un pizzico di vaniglia per richiamare il bourbon. Usa la tecnica throwing, mentre con l’ice curving crea un cubo di ghiaccio da inserire nel bicchiere old fashion. Nome…. “Sweet boulevardier”. Purtroppo per lui va in over time di 20 secondi. Il suo sfidante è Marco Vezzali, fratello del precedente Luca, con cui ha diviso il bancone per un periodo di tempo al Luca e Andrea sui navigli. E’ un ex cameriere che un giorno si è lasciato rapire dall’arte dello shaker. Per il suo drink anche lui sceglie il Maker’s Mark da abbinare al vermut Rubino di Martini. L’intento è di rivisitare un “Old-Fashioned”, con l’aggiunta di sciroppo di acero e bitter al cioccolato. Chiude con una punta di mezcal per far sentire una nota affumicata e guarnisce il tutto con una grattugiata di cioccolato sul cocktail. La giuria assaggia e decreta: per la famiglia Vezzali è doppietta e già si pensa a un possibile scontro tra fratelli. Abram Codazzo è romano, ma vive e lavora a Milano. E’ un ragazzo sveglio, pieno di voglia di imparare e di mettersi in gioco. Gli tocca insorte un distillato che ancora è sconosciuto ai più: la Tequila Casamigos distribuita da D & C. Per chi non lo sapesse si tratta della ‘tequila di Geporge Clooney’. Quella usata in questo caso è la “Blanco”. Si tratta di un prodotto che ha origine dalla piña cotta al forno e non a vapore. I lieviti sono fatti in casa, non acquistati e trascorre due mesi di riposo,

Il cocktail di Abram Codazzo

Il cocktail di Abram Codazzo

che solitamente non si fa per una tequila blanca. Il frutto di questo lavoro è una grande rotondità. Codazzo non sembra scomporsi per l’utilizzo di una etichetta che ancora non conosce. Anzi, interagisce con la giuria trattandola come i clienti del suo bar. Ne viene fuori una richiesta precisa: fare un long drink sulla scia del “Tequila Sunrise”. Alla Casamigos, così, aggiunge anche un punta di affumicatura con un Mezcal, poi miscela un mix di agrumi (succo di arancia e succo di lime in parti uguali). Aggiunge lo sciroppo di zucchero e chiude con una soda water, con la immancabile fettina di arancia a guarnizione e un lampone. Nome: “Un romantico a Milano”. Il competitor di Abram è uno fuori dal giro, si chiama Massimiliano Terrile, originario di Avignano ma vive e lavora a Londra. Non in un locale qualsiasi, attenzione. Al Duck & Waffle, uno dei migliori ristoranti al mondo, al 40esimo piano di Heron Tower (secondo edificio più alto della città). Le aspettative sono inevitabilmente alte. Assaggia la tequila Casamigos per la prima volta: “ha un bel gusto, un buon ritorno, è fresca, mi piace. Decido di usare Martini Riserva Speciale e un bitter al miele”. Una scelta semplice, un drink ‘stirrato’, in coppa. Guarnito

El clasico jalistico

El clasico jalistico

con un rametto di pino. Il nome:  “El clasico jalistico”. Una mix vincente che gli consente di raggiungere la fase successiva. Prima della ripresa della gara Stefano Nincevich invita tutti a rispettare la cultura della ospitalità. “Il cliente è il cliente. Vuole essere coccolato”. “Ormai il livello si è alzato tantissimo”, nota Flavio Angiolillo. Non mancano gli appunti per i ragazzi. Nessuno, per esempio, ha assaggiato il limone, per capire come fosse; certi uni  non hanno assaggiato neanche il proprio drink. Errori banali, ma che in una competition possono fare la differenza. Francesco Cione riconosce “il potenziale che è in ognuno di voi, però dovete cercare di esprimerlo”.

Le semifinali

Mirco Guizzardi deve usare almeno 60 ml. di Carlo Alberto rosso di Compagnia dei Caraibi. “Un vermut con 25 botaniche, in cui spicca sicuramente la ciliegia, la fava tocca, la cannella”, spiega il brand ambassador Francesco Pirineo. Il barman di Piumazzo sceglie di miscelare con una punta di Ardbeg per ritrovare dei sentori di affumicato (sembra essere un po’ la tendenza di molti,

Mirco Guizzardi presenta il suo drink

Mirco Guizzardi presenta il suo drink

a quanto pare). L’idea è quella di riproporre il servizio del vermut. Utilizzare il Carlo Alberto come ingrediente principale. Oltre allo spoon di whisky torbato, usa l’amaro dato col Fernet Branca e col Campari. “Se si vuole, è un vermut bevuto all’americana”, spiega Guizzardi che ci ha abituati alla sua ricerca sempre improntata alla semplicità. Luca Vezzali gioca con qualcosa di più complesso: al Carlo Alberto unisce il Benedectine, un mezcal e un liquore alla genziana. Miscelato in coppa. Foglia di basilico come garnish. Rapido, conciso, chiaro e sempre molto sicuro di sé. Il cocktail e la sua intera prestazione ricevono uno dei punteggi più alti di sempre. E’ dunque Luca uno dei due

Luca Vezzali dietro al banco dell'Octavius

Luca Vezzali dietro al banco dell’Octavius

finalisti. La giuria sceglie di far fare un assaggio al buio di un prodotto. E’ la difficoltà ulteriore per entrambi i competitor. Diremo alla fine com’è andata. L’altra difficoltà è l’uso di almeno 30 ml. di gin The Botanist, distribuito da Fratelli Branca. Marco Vezzali lo miscela con l’aggiunta di liquore Strega per la nota erbacea. Uno spoon di miele e del basilico che pigia leggermente nello shaker. Vuole richiamare tutta la freschezza del gin. “È un drink inventato al mio locale, nato col Jameson, ma si può preparare tranquillamente con altri distillati”. Chiude con una ginger beer. Il nome: “Nicole”. Massimiliano Terrile si incarta da solo intessendo un dialogo con la giuria da cui esce fuori pieno di ulteriori difficoltà non richieste. Col ‘giochino’ di passare la parola ai giurati per farli sbilanciare sulla preferenza di un cocktail,

Il Nicole

Il Nicole

ecco il risultato finale: Angiolillo chiede almeno 70 ml. di gin, aumentando la dose, dunque; Nincevich predilige la coppa e Cione va giù col carico pesante, richiedendo l’aggiunta di birra o qualcosa che la ricordi. Birra e gin, dunque, l’ultima richiesta giunge proprio mentre in molti stavano già pensando che avrebbe potuto optare per un classico “Martini cocktail”.  Terrile riflette, è lì che deve dimostrare di valere il nome del locale in cui lavora. Prende una birra Ipa che non intende usare come elemento di frizzantezza. Inizia a sgasarla con la tecnica swizzle. Poi a parte, in uno shaker, aggiunge frutta fresca, mirtilli, zucchero liquido, per contrastare

The difficult One

The difficult One

l’amaro della birra e ovviamente il gin. Shakera e va a chiudere con la birra smontata e rimontata. Nome: “The difficult One”. Nonostante l’estrema difficoltà, appunto, Terrile ha consegnato un cocktail ben equilibrato. Merita alla fine di giocarsi la finale con l’altro Vezzali. Si profila uno scontro tra ‘titani’. PS: nel blind tasting il prodotto al buio era il Jack Daniel’s Single Barrel. Terrile ci è andato davvero vicino, indicando il Jack Daniel’s No. 27 Gold. Davvero complimenti.

La finale

Per una degna finale tra numeri uno, le difficoltà saranno: 30 ml di Campari bitter, più uno a scelta fra prodotti distribuiti da Ghilardi Selezioni e senza l’uso del jigger.  Vezzali furbo e intelligente, oltre al Campari sceglie il Farmily (di Flavio Angiolillo & co.),un cognac, del lime, zucchero liquido e bianco d’uovo. Compie prima un dry shake, per montare l’uovo. Inserisce un pizzico di soluzione salina per far fare da ‘collante’ e guarnisce con della cannella. Nome: “Niente di più semplice”. Terrile ancora una volta

Il Mediterraneo

Il Mediterraneo

dimostra una grande chiarezza mentale. Usa il Cynar e il Farmily, il vermut Macchia, il Campari bitter e una tonica mediterranea a colmare. “Sono andato a preparare qualcosa che mi ricordi i profumi dell’Italia che mi manca. Vorrei riprodurre l’idea della macchia marina. Un drink con una nota di carciofo da abbinare al mirto e al rosmarino”. Costruito con tecnica build e guarnito con del rosmarino, si chiama: “Mediterraneo”. Il mirto nominato non c’è. Perché secondo il competitor viene richiamato dalla combinazione degli elementi. Touché. Per chi ne ha memoria storica, di tutti i testa a testa, questo è stato sicuramente uno dei più difficili di

Luca Vezzali, il vincitore

Luca Vezzali, il vincitore

sempre. Entrambi i concorrenti meriterebbero di passare il turno e giocarsi la finalissima a Roma. Così non può essere e il prescelto all’Octavius Bar di Milano è stato Luca Vezzali. Onore allo sconfitto di cui sicuramente sentiremo ancora parlare e complimenti a Luca. La H2H milanese ci ha regalato alcuni dei migliori under 30 d’Italia. Non ci resta che vedere cosa succederà nella finale nazionale.

Giampiero

Dal cinema al whisky il passo può esser breve. Basta fare un viaggio in Scozia, perdersi magari nel cuore delle Highlands, e ritrovarsi a chiacchierare in un piccolo pub di Ullapool parlando di torbatura e imbottigliamenti. Nasce così una passione travolgente, girando l’Italia, l’Europa (e non solo) di degustazione in degustazione, di locale in locale... alla scoperta del meglio che questo universo può offrire. Cocktail preferito: Rob Roy Distillato preferito: Caol Ila 25 yo

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