Head to Head Competition Seconda edizione: 6° tappa The Barber Shop

AQuesta nuova tappa dell’Head to Head Bar Competition si è svolta in uno dei più particolari e riusciti speakeasy della capitale: il Barber Shop (Via Iside 6). Alle spalle del Colosseo, in un traversa di via Labicana, camuffato da barbiere si trova un vero e proprio cocktail club dallo stile classico e ricercato, tipico dei salotti buoni dell’America degli anni d’oro. Ad accogliere i clienti è il barman Joy Napolitano che con il suo stile di miscelazione accattivante offre sempre un menù interessante. È lo stesso Napolitano a fare da anfitrione e a presentare il bancone ai concorrenti ed a una giuria

La giuria della serata

La giuria della serata

veramente d’eccezione composta da Francesco Spenuso, Patrick Pistolesi, Antonio Parlapiano e Massimiliano “Mizzi” Benedetti. Raccontando il banco, dove una splendida bottigliera è affiancata da una vasta selezione di spezie ci soffermiamo sugli home made tra i quali annoveriamo gli sciroppi al cardamomo, acero, pimento, agave, ananas, zucchero di palma, pepe nero e infine kaffir e menta. Da sottolineare la presenza tra gli elementi freschi delle foglie di cardamomo e delle foglie di kaffir.

La fase a gironi

Il primo girone, composto da Daniele Volpe, Fabrizio Romano e Andrea Terenzi (arrivato da Rimini), ha come base la Tequila Espolon Blanco. Mentre gli ultimi due propongono dei twist sul “Margarita”, “Italy-Mex” per Romano (Espolon Blanco 50 ml, Talisker 20 ml, Succo di lime 25 ml, sciroppo all’agave e timo) e “Giada’s Margarita” per Terenzi (Espolon Blanco 50 ml, Contreau 20 ml, Sciroppo al pimento 20 ml, Angostura bitter 1 dash, succo di lime 40 ml e lemon twist); il Volpe propone un drink dal nome “La fiesta del Mexico” (Espolon Blanco 60 ml, bucce di lime pestate con 15 ml di sciroppo al cardamomo, liquore al bergamotto Quaglia, top di ginger ale Cortese). In questa turno sia Daniele Volpe che Fabrizio Romano sono finiti in over time.

I barman in gara al Barber Shop

I barman in gara al Barber Shop

Nel secondo girone protagonista dei preparati è la vodka Ketel One, così il primo concorrente Giuseppe “Peppone” Stasi realizza un cocktail dai toni freschi chiamato “La cerasella” (Ketel One, Liquore alla ciliegia Quaglia, Pimento Dram, mezzo lime spremuto, zucchero liquido, albume d’uovo e ginger beer Gosling’s). Il secondo, Lorenzo Rocci, decide di “Darsi un taglio” (Ketel one 65 ml, Talisker 2 spoon, 2 dash di Peychaud bitter e twist di limone); infine il lucchese Matto Pocai realizza una ricetta d’antan, un “Daisy del 1910” (nome anche della miscela composta da: Sciroppo Monin Granatina 7,5 ml, Ketel One 60 ml,  Schweppes soda 20 ml, Zucchero bianco 1 tablespoon, succo di lime 10 ml e 12,5 ml di succo di limone).

Semifinali

Per le due semifinali si vola all’estero. Nella prima sfida Giuseppe Stasi vs Andrea Terenzi si arriva in Grecia con il Mastiha Roots, si arriva però non senza inconvenienti, infatti i due non potranno utilizzare la tecnica dello strain. Stasi risolve il problema utilizzando la tecnica swizzle per il suo “Jackson” (Mastiha Roots 30 ml, Rum Appleton Estate 12 15 ml, Rum Agricolo Saint James 30 ml, Sciroppo al cardamomo 15 ml, succo di lime 20 ml, un tocco di assenzio e per guarnire il tutto il lime spremuto con alcune gocce di Angostura bitter). Terenzi invece ricorre alla classica shakerata per il suo “From Rimini to Rome” (Mastiha Roots, succo di limone, sciroppo di zucchero, Gin Tanqueray N°

Matteo Pocai

Matteo Pocai

Ten, guarnizione con zeste di arancia e rametto di menta). Per la seconda semifinale, Daniele Volpe contro Matteo Pocai, i giudici scelgono di portarci fin in Canada con il gin Ungava. Per i concorrenti trenta secondi in meno e una bella gatta da pelare. Volpe opta per un “Martini” floreale dedicato alla cattiva martiniana per eccellenza “Crudelia DeMon” (Ungava 75 ml, per aromatizzare ghiaccio e bicchieri 20 ml di Roner Holler Sambo e 20 ml di Creme de violette Monin, in e out, peel di limone e il Martini è servito) mentre Pocai realizza un drink con 45 ml di Ungava, 20 ml di succo di limone, 15 ml di sciroppo di zucchero, zenzero pestato con uno spoon di Talisker e zest di limone. Ed i finalisti sono…

La finale

…Giuseppe Stasi e Matteo Pocai che si cimenteranno in una sfida no strain – no shake. L’ingrediente scelto è la cachaça Nega Fulo ed entrambi i partecipanti decidono di affrontare l’impresa utilizzando la tecnica del trhowing. Giuseppe Stasi con affetto e senza ruffianeria dedica il suo “Catenella” (Nega Fulo 45 ml, Vermouth Cocchi 45 ml, 8 gocce di Bob’s bitter chocolate, 1 dash di bitter orange, 2 spruzzate di assenzio e un zest di arancia) ad uno dei due organizzatori dell’Head to Head Crhistian Lorusso. Matteo Pocai ci offre, invece, il terzo twist sul “Margarita” della serata, in una versione brasiliana (Nega Fula 50 ml, Havana Club 3 30 ml, Cointreau 20 ml, succo di lime 30 ml, 1 spoon di sciroppo d’agave e lemon twist). A fine serata gli astanti provati ma contenti festeggiano il bravo e simpatico Peppone Stasi vincitore di questa tappa dell’Head to Head Bar Competition.

Giuseppe Stasi

Giuseppe Stasi

Intervista al vincitore

Giuseppe raccontaci la tua storia, come sei diventato Barman?

Io ho iniziato come cuoco, a 15 anni ho frequentato la scuola alberghiera e lì pensavo che fosse quella la strada della mia vita, non a caso uno dei miei professori mi diceva che nella vita avrei potuto fare solo il cuoco, non certamente il barman. Ho iniziato come molti dal basso attraverso una pesante gavetta, poi a vent’anni, dopo una delusione lavorativa, ho fatto il salto dietro al bancone. All’inizio ero solo un back poi andando avanti e impegnandomi sono andato avanti. Durante questo percorso mi hanno aiutato davvero tante persone. Ma il mio cuore è alla Flair Room, che è per me il luogo dove ho gettato le basi, il mio piccolo laboratorio, dove mi diverto e posso sperimentare in questo lavoro.

Cosa ti ha dato in più la formazione in cucina?

Il gusto dell’azzardo e un palato migliore. Lavorando in cucina sai già che molti sapori stanno bene

Peppone, il vincitore

Peppone, il vincitore

assieme. Di base c’è il concetto del lavoro sulla trasformazione che in cucina è legata al fuoco e qui al ghiaccio. È vero che sono due trasformazione che rendono la materia prima totalmente diversa ma il concetto di partenza su cui poi lavorare è il medesimo. La cucina ti insegna molto sulla tecnica e sul gusto.

Raccontaci che cos’è Flair Room?

Sono tre anni che collaboro alla Flair Room con Andrea Scarimbolo. La Flair Room è nata all’inizio come un luogo dove allenarsi a fare flair, infatti è un locale piccolo con i soffitti molto alti; ma adesso è un luogo dove invitare gli amici per divertirsi e inventare assieme. Un piccolo angolo dove le persone che ci sono stanno lì per fare quello che gli piace nel rispetto delle altre persone. La Flair Room è un po’ fuori mano e non è un locale pubblico, siamo aperti solo il martedì e il sabato per gli amici. Per entrare devi conoscere uno di noi (o dei nostri amici) sennò non ti facciamo entrare. Ci piace che vengano persone che sono state già da noi, che sanno come noi ci divertiamo e capiscano i motivi per cui facciamo questo lavoro. È il nostro laboratorio dove possiamo permetterci di inventare anche sbagliare.

Fabio

Iniziata la mia carriera bevendo sidro per tutti i pub del quartiere Prati di Roma, fatale fu un viaggio in Scozia che mi fece scoprire le gioie della birra e del Whisky, per poi consacrarmi al luppolo sulle strade del Belgio tra Trappisti e Lambic. Dal pub sottocasa al micro birrificio più sperduto, dal Manzanarre al Reno, dalla Gran Bretagna alla Scandinavia, in una costante ricerca della birra più introvabile; senza mai disdegnare un buon distillato o un ottimo cocktail. Birra preferita: La Duchesse de Bourgougne (una Flanders Red Ale della Brouwerij Verhaeghe Vichte) è stata per anni la mia compagna preferita; Cocktail preferito: MIlano – TOrino, in fondo siamo pur sempre italiani; Distillato preferito: Sarò uno dei pochi a dirlo ma…Scapa!

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