Head to Head Competition Seconda edizione: 8° tappa APT

Viaggiando di quartiere in quartiere, di locale in locale la Head to Head bar competition approda, per l’ottava tappa, nello storico rione Monti, più precisamente nel nuovissimo salottino dell’APT. Nell’accogliente atmosfera di questo cocktail bar i cinque bartender, uno in meno del numero tradizionale per una defezione dell’ultimo minuto, si sono dati battaglia davanti alla giuria composta da Antonio

Il pubblico e la giuria

Il pubblico e la giuria

Parlapiano, del Jerry Thomas Project, Francesco Spenuso, di FlairProject e Patrick Pistolesi, del Caffè Propaganda. Come sempre, a disposizione degli sfidanti, tutto ciò che il banco dell’APT possa offrire; dalla bottigliera molto fornita agli sciroppi, Monin e home-made (vaniglia, cannella, agave), dai bitter ai preparati idroalcolici (arancia/cannella e pompelmo/camomilla).

La batteria

Visto l’insolito numero dei partecipanti al posto della consueta doppia batteria a tre, l’ottava tappa è stata aperta da un’unica grande sfida in cui i cinque barman si sono sfidati per ottenere i quattro pass per le semifinali. L’ingrediente scelto dalla giuria per questa prima prova, nella categoria whisky, è stato il Nikka from the barrel. Il primo a cimentarsi con questo particolare prodotto è stato Marco Romagnoli con il suo “Italians do it better” preparato con il whisky giapponese, il Maraschino Luxardo, il Rabarbaro Zucca, il Cherry Heering e una guarnizione di ciliegina Luxardo. Dall’Italia all’Inghilterra con Damiano Miraglia, il cui “Da Londra con amore” vedeva la presenza di Nikka from the barel, sciroppo di agave, succo di lime, bianco

Andrea Cardinale

Andrea Cardinale

d’uovo e tre bitter (Angostura, Peychaud e pompelmo), un drink a cui rispondeva virtualmente Andrea Cardinale con un classico “Manhattan” proposto con il whisky prescelto insieme a Carpano Antica Formula e Angostura bitter. Sempre richiamando un classico, il “Brandy Crusta”, si è presentato Luca Di Carmine rovistando questa mitica ricetta con il Nikka from the barrel, Maraschino Luxardo, Chinotto Quaglia, succo di limone, chocolate bitter, crosta di sale e zucchero: il suo “Think green, think clean”. A chiudere questo gruppo di contendenti Simone Cilea, anche lui con un “Crusta”, realizzato però con whisky, Bulletin Rye, Dom Bénédectine, zucchero liquido, orange dry curaçao e una crusta per metà bicchiere di sale e per metà di zucchero, come le due facce del suo “Giano”. Come in ogni tappa, dopo una breve riunione e qualche parola di commento la giuria ha decretato il passaggio del turno per Damiano Miraglia, Andrea Cardinale, Luca Di Carmine e Simone Cilea.

Le semifinali

Ripreso il consueto ritmo della gara ecco arrivare le prime difficoltà che i quattro concorrenti rimasti dovranno superare per guadagnarsi la palma di vincitore. Per la prima semifinale in particolare l’obbligo di realizzare un drink in coppa con il Gin Mare rappresenta lo scoglio da sormontare.

Damiano Miraglia

Damiano Miraglia

Opta così per il “Mare amaro”, un cocktail con Gin Mare, Chartreuse giallo, Sherry Tio Pepe, bitter lemon e bitter al pompelmo, mentre il suo sfidante, Andrea Cardinale, propone ancora una volta un classico senza tempo il “Martini della casa”, preparato, quasi da ricetta canonica, con gin, Noilly Prat e orange bitter. Forse più ostica, almeno per chi si è formato nella scia della mixology, la difficoltà della seconda batteria costretta a preparare un drink con minimo 30 ml di Vodka Zubrowka senza poter utilizzare jigger o metal pour. Miscelando la vodka con lo Chartreuse verde e lo Sherry Tio Pepe Luca Di Carmine realizza il “Dall’Alaska con furore” mentre il suo avversario, Simone Cilea, propone un drink molto più articolato con Zubrowka, idroalcolato di pompelmo e camomilla, more e lamponi pestati, sciroppo di cannella, succo di limone e ginger beer, la sua personale “Passeggiata nel bosco”. Analizzati uno ad uno punti di forza e debolezze dei quattro cocktail proposti il terzetto di giudici ha emesso la sua sentenza: approdano alla finale Damiano Miraglia e Luca Di Carmine.

La finale

Raddoppiano le difficoltà e anche i cocktail da preparare per l’ultima prova dell’ottava tappa dell’Head 2 head bar competition. Una degli ostacoli da superare, oltre all’impossibilità di utilizzare la tecnica dello shaken, era infatti l’obbligo di realizzare due porzioni della stessa ricetta con minimo 30 ml di Gin del

Luca Di Carmine

Luca Di Carmine

Professore Monsieur. Un omaggio ad Anotnio Parlapiano, presente in giuria, che Damiano Miragila decide di interpretare in drink con gin, Cynar, Vermouth Cocchi, Maraschino Luxardo, assenzio e bitter pompelmo, lavorato in throwing e denominato semplicemente “After dinner”. Più bonariamente ruffiana le scelte di Luca Di Carmine che opta per una personale versione del “Blue Blazer”, drink a noi molto caro, con Gin del Professore Monsieur, Vermouth del Professore, Dom Bénédectine, assenzio e bitter orange; un “Progetto” davvero molto scenografico che gli è valso il primo posto della gara.

L’intervista al vincitore

Ciao Luca, raccontaci chi sei…

Mi chiamo Luca Di Carmine, ho 29 anni e lavoro al Sacripante, un locale del rione Monti ed ho aperto anche una società di consulenza e catering che si chiama Hunting Club. Faccio il barman da dieci anni. Ho fatto molta esperienza all’estero, due anni a Londra dove ho imparato le tecniche del mestiere e dove ho conosciuto i professionisti che mi hanno aperto le porte a questo mondo. Continuo con passione ogni giorno il mio lavoro con la stessa umiltà, continuerò a fare la lavastoviglie anche a 30 anni senza problemi. Il mio lavoro è quello di far star bene la gente e renderla felice. Per me il bar è una sorta di luogo di ricreazione per chiunque si voglia rilassare o divertire, un posto di svago.

Nella finale hai preparato un drink a noi molto caro, il “Blue blazer”, ma anche molto difficile da trovare nei menù contemporanei. Come ti è venuto in mente?

La prima volta che ho visto un “Blue blazer” ero a Londra, nel 2009, e sono rimasto scioccato da questa tecnica di preparazione perché comunque è molto difficile sia da fare che da riprodurre. Mi sono allenato molto. Ho anche fatto un corso con Marian Beke dove per la prima volta provai a fare questo drink. E’ un cocktail che, normalmente, propongo nei mesi freddi nel bar dove lavoro, cercando di miscelare più spiriti possibili o richiamare dei sentori che ricordano lo spirito che vado ad incendiare.

Luca Di Carmine, il vincitore

Luca Di Carmine, il vincitore

Hai detto che oltre al lavoro da barman hai avviato anche un’attività da imprenditore, raccontaci questa nuova iniziativa…

Ho aperto con Gianluca Vino questa società di consulenza e catering, Hunting & Drink club, e ci ispiriamo al primo salotto di caccia e pesca americano dove le persone andavano e si confrontavano sugli argomenti in voga all’epoca sperimentando delle prime miscelazioni. Niente a che vedere con gli speakeasy o con il proibizionismo, tutto un altro tipo di concetto. Abbiamo ricavato dentro ad un mobile mi piace dire di fine ‘800, anche se è degli anni ’50, un bancone con un lavandino autoalimentato con un autoclave, una bottigliera dietro e un po’ di attrezzatura dell’epoca, per proporre sempre dei drink particolari. Oltre ad i twist che orami sanno fare tutti noi cerchiamo di dare quel quid in più con la nostra personalità. Cerchiamo per questo di mettere a proprio agio il cliente, di farlo sentire a casa.

Giampiero

Dal cinema al whisky il passo può esser breve. Basta fare un viaggio in Scozia, perdersi magari nel cuore delle Highlands, e ritrovarsi a chiacchierare in un piccolo pub di Ullapool parlando di torbatura e imbottigliamenti. Nasce così una passione travolgente, girando l’Italia, l’Europa (e non solo) di degustazione in degustazione, di locale in locale... alla scoperta del meglio che questo universo può offrire. Cocktail preferito: Rob Roy Distillato preferito: Caol Ila 25 yo

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