I cocktail in4e4’otto di Federico Tomasselli

E’ uscito da qualche giorno in libreria il libro di Fedrico Tomasselli, I Cocktail in4e4’otto, edito da Gremese per la linea de L’Airone. Si dirà: l’ennesimo ricettario? Oppure l’ennesima guida con consigli spiccioli per preparare qualcosa a casa? Il titolo non deve trarre in inganno, perché se da un lato c’è, com’è anche ovvio che sia, la parte delle ‘istruzioni per l’uso’ per chi voglia

Federico Tomasselli e il suo Cubain Saint

Federico Tomasselli e il suo Cubain Saint

cimentarsi nei vari cocktail, corredati con tanto di aneddotica sempre molto affascinante, dall’altro l’autore – come è specificato nell’ introduzione – sostiene : “ non c’è solo la preparazione del cocktail! Il cocktail è buono, ma è migliore se il servizio è impeccabile, ovvero, quando i pochi minuti con il bicchiere in mano si trasformano nell’elisir di lunga vita. Per questo motivo, attorno a ogni mistura ci sono tanti dettagli che l’abile bartender deve curare”.  E chi conosce Federico Tomasselli, sa bene quanto ami curare quei ‘dettagli’. L’amore per questo mestiere lo trasmette proprio attraverso la cura del cliente. E’ un oste perfetto, in grado di cucire addosso alle persone che ha davanti al bancone un cocktail perfetto. Del resto, non è un caso se il giovanissimo Federico si ritrovi in finale nella “BACARDÍ Legacy Cocktail Competition” 2015, una delle più prestigiose gare al mondo per mixologist. Andrà in Australia con il suo Cubain Saint, un daiquiri rivisitato. E’ contenuto nel libro, nella sezione “I cocktail di Federico”, una decina di ricette sperimentate nel corso degli ultimi due anni, cercando di accontentare qualche cliente esigente. “Noi bartender siamo ricchi di fantasia e creatività ma a volte chi ci sta di fronte è l’ingrediente principale”. Per l’appunto, se non è hosting questo, anzi, ancora a maggior riprova di ciò, un buon bartender deve prendersi cura anche di quei clienti che non amano bere alcolico. Nel libro, infatti, trova spazio una parte dedicata a una serie di cocktail analcolici. Mai banali, i soliti ‘mischioni’ di succhi colorati.
Per gli amanti di storie del passato, segnaliamo l’interessante indicazione delle varie ‘ere’ della miscelazione.
Insomma, la lettura è adatta a chiunque, ce n’è davvero per tutti i gusti. Il libro è introdotto da Patrick Pistolesi, altro ‘top’ bartender italiano, collega negli ultimi anni di Federico Tomasselli, presso il Barnum Cafè. Il suo nome è un certificato di garanzia.


La copertina del libro

La copertina del libro

Titolo: Il Cocktail in 4e4’otto. Ingredienti, procedimenti, bicchieri e guarnizioni per “coccolare” e stupire i nostri ospiti
Autore: Federico Tomasselli
Casa editrice: Gremese
Prezzo: € 7,00


 

L’autore: Federico Tomasselli

Vive e lavora a Roma, dove è nato 26 anni fa. Inizia la carriera di bartender a Londra, nel 2008-2009, al TownHouse bar di Knightsbridge. I primi tempi a lavare bicchieri e a tagliare montagne di frutta. In attesa di una promozione dietro al bancone, che alla fine arriva, dietro la guida di Maxime Grivelle, bartender francese. Nel 2009 la prima gara importante, la World Class inglese, quindi la nostalgia di casa, di Roma, “di mamma”. Due anni al Sofitel Hotel, poi al Barnum Cafè di via del Pellegrino, in centro storico, dove attualmente sperimenta la sua ‘passione’ coi clienti, avventori e amici.

 

Gaetano Massimo Macrì

Martiniano. Bartender/giornalista. Insegnante di quello che – seppur in molti sembrano esserselo dimenticato – va sotto la voce di “American Bar”. Tradotto significa: esigente bevitore al bancone e miscelatore ignorante, perché, come scriveva un ‘collega’ degli anni ’30 del secolo scorso (Elvezio Grassi in “1000 misture”) l’essere un buon barman è “sapere quanto poco noi sappiamo”. Mi sembra un ottimo punto di partenza. Per questo motivo vado in giro per locali, alla ricerca del mio perfetto martini cocktail, nonché del mio bartender di fiducia. Un po’ Ernest Hemingway, un po’ David Embury, un giorno scriverò anche io una ‘bartender’s guide’ o qualcosa del genere. Infine, ma assolutamente non da ultimo per importanza, ecco alcune disposizioni per chi fosse interessato a farmi da bere. Colui che mi preparerà un buon Americano, avrà la mia simpatia. Colui che saprà costruirmi un Boulevardier degno di nota, otterrà la mia riconoscenza. Se, poi, non solo non disdegnerà un Old Pal, ma sarà in grado di equilibrarmelo nella coppetta, godrà di tutta la mia più profonda stima. Il martini, tuttavia, è un’altra faccenda.

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