I diari di viaggio di BlueBlazeR – Londra, capitolo cinque

Nei giorni caotici del mondiale di calcio, che, per gli inglesi, non ha avuto gli esiti sperati, non c’è rifugio migliore di un bell’hotel. Così, fra le molte, magnifiche, opzioni che Londra offre, decidiamo di partire da quello che fu, per un certo periodo, una sorta di tempio della miscelazione contemporanea made in London, l’Artesian bar del The Langham Hotel. Pluripremiato cocktail bar, ai tempi del dinamico duo Alex Kratena e Simone Caporale, questo delizioso locale ha vissuto, negli ultimi mesi, una piccola rifondazione. A prendere le sue artesianprestigiose redini è arrivato infatti, direttamente da Parigi, Remy Savage. Un piccolo salto mortale per il talentoso bartender francese che, dalle tranquille atmosfere del suo Little Red Door, si è trovato catapultato in un frenetico bar d’hotel. Chi infatti ha in mente il classico ambiente da hôtellerie italiano, con pochi distinti clienti e sparuti avventori intenti a sorseggiare un bicchiere di vino, è ben lontano dalla vera immagine di un vivace hotel bar londinese. Sedersi al banco dell’Artesian Bar, così come a quello di molti altri alberghi della capitale inglese, è infatti in primis un’occasione unica per ammirare la vasta umanità che li frequenta. Uomini d’affari appena usciti da un meeting, turisti provenienti da ogni anglo del globo, giovani donzelle dell’upper class londinese, artisti, attori e politici si alternano infatti agli eleganti tavoli. Così, mentre noi ci perdiamo, immaginando le vite dei clienti, Remy, da ottimo padrone di casa, ci ha già servito un piccolo

When the kid goes out

When the kid goes out

sorbetto di vino rosè, leggermente aromatizzato con frutti rossi, ideale preambolo per la nostra serata. Il nuovo menù dell’Artesian Bar racconta le stagioni della vita, dalla nascita alla pensione, riprendendo, drink dopo drink, il sapore delle varie esperienze. Di cosa sa il primo amore? quale giusto ha il primo giorno di lavoro? e quale profumo la nascita del primo figlio? Remy Savage ed il suo team (quasi tutto arrivato con lui da Parigi) lo hanno semplicemente chiesto a mille persone, raccogliendo le risposte e servendole in un drink. Noi scegliamo “When the kid goes out”, una variante del “Martini cocktail” leggermente sapida, come le lacrime dei genitori quanto un pargolo lascia il proprio nido, ed il cocktail ispirato alla nascita. Questo secondo drink, il più stravagante ci confessa Remy, viene servito ‘al piatto’, cinque piccoli ravioli (sferificazioni del drink) dal gusto floreale e leggero, con una mise en place che ricorda la placenta.

Della seconda tappa del nostro tour d’hotel ben poco possiamo (per

The Connaught

The Connaught

ora) dire. La degustazione in anteprima assoluta della nuova drink list del Connaught bar sarà raccontata a tempo debito. Possiamo solo anticipare che il lavoro di Ago Perrone e della sua squadra, per celebrare il decennale della riapertura del bar, rappresenta una delle esperienze più interessanti fatte in questo 2018. Ispirata all’essenza  stessa del Connaught, ai materiali che lo compongono e alla sua storia, la cocktail list rappresenta la massima espressione di equilibrio fra classicità ed innovazione, gusto e ricerca, idee e tecnica.

Lasciamo quindi il Cannaught bar più che soddisfatti, ricchi di spunti e di appunti, per dirigerci in un altro tempio dell’ospitalità inglese, il The Dorchester. A pochi passi da Hyde Park, dove 30.000 tifosi seguono trepidanti la semifinale della coppa del mondo, l’imponente palazzo troneggia severo. Non un grido, non

Perfect 10

Perfect 10

una parola fuori posto, tutto sembra immobile nella sua solennità. All’interno del bar principale ci attende Lucia Montanelli, toscanaccia trapiantata a Londra, ormai a casa dietro al banco del The Dorchester. Seduti in quest’ultimo hotel bar ne apprezziamo la classicità; il legno scuro,  il clima raccolto, l’atmosfera ovattata, accompagnata, a partita finita, dall’elegante musica suonata dal vivo. L’unico, leggero, brusio dei tifosi, nello svolgersi del match, checché ne pensi il manager, è piacevole e richiama alla mente quello che poteva essere un bar d’altri tempi. Da amanti del “Martini cocktail”, ancora una volta, non possiamo non provare il “Perfect 10”, variante più morbida e delicata di un classico “Dry Martini”, che prende il nome dal gin protagonista, il Tanquerai

Il Martinzer del The Dorchester

Il Martinzer del The Dorchester

Ten. Mentre degustiamo una buona tartare di tonno Lucia ci propone poi uno dei loro grandi classici, il “Martinez” preparato con il loro Old Tom Gin. Quando infatti a Londra questo prodotto era quasi irreperibile, il The Dorchester, per realizzare questo ed altri cocktail, si fece creare la sua speciale ricetta di Old Tom che, ancora oggi, viene prodotta appositamente per loro. Il “Martinez”, ça va sans dire… impeccabile. Così, mentre i tifosi, mesti, tornano nelle loro case, noi passeggiamo soddisfatti per una Londra irreale, splendida cornice per la

conclusione di questa giornata.

Giampiero

Dal cinema al whisky il passo può esser breve. Basta fare un viaggio in Scozia, perdersi magari nel cuore delle Highlands, e ritrovarsi a chiacchierare in un piccolo pub di Ullapool parlando di torbatura e imbottigliamenti. Nasce così una passione travolgente, girando l’Italia, l’Europa (e non solo) di degustazione in degustazione, di locale in locale... alla scoperta del meglio che questo universo può offrire. Cocktail preferito: Rob Roy Distillato preferito: Caol Ila 25 yo

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