I diari di viaggio di BlueBlazeR – Londra, capitolo primo

C’è una strana atmosfera a Londra, un clima diverso, almeno per chi ama bere di qualità. E’ l’aria che si respira nelle strade di questa grande città, dai pub di periferia ai grandi cocktail bar di Mayfair. Ogni locale, dalle quattro e mezzo di pomeriggio, si popola di londinesi (o neo-londinesi, adottati da questa città) pronti a scrollarsi di dosso la loro pensate giornata, magari grigia come il cielo perennemente coperto della city, con un buon boccale di birra od un cocktail fatto a mestiere. Giovani e meno giovani, eleganti signori e

London by night

London by night

ragazzotti, madri con le figlie, coppie di amanti e manager in affari si incontrano e sfiorano in affollatissimi pub, distinti hotel o raffinati cocktail bar, tutti, ovviamente, con un bicchiere in mano. Per chi arriva dall’Italia l’impatto è affascinante e leggermente straniante. Se entrassimo in pieno pomeriggio in un qualsiasi bar di Roma o Milano per chiedere un “Martini cocktail” saremmo infatti guardati subito male, additati come il peggior ubriacone di turno. A Londra invece la cultura del bere (che, va detto, ha anche i suoi amari riflessi negativi) è diffusa, apprezzata e divulgata. Parte da questa constatazione il nostro viaggio fra il locali di questa grande metropoli, viva, variopinta e variegata come poche altre città al mondo. Un lungo tour, locale per locale, che ci porterà, mese dopo mese, alla scoperta dei più noti speakeasy e dei locali delle zone meno frequentate, degli hotel bar più prestigiosi e dei piccoli gioielli di nicchia, conosciuti magari solo da chi, qui a Londra, ci vive.

Arrivati a Londra, guardando la nostra cartina, Google maps brilla di mille stelline, le decine di punti di interesse segnati alla partenza, ognuno equivalente ad un bar da provare. L’imbarazzo della scelta è un primo ostacolo arduo da superare… da dove iniziare? L’American Bar del Savoy Hotel ha fatto la Storia in fatto di miscelazione, così come i grandi bartender degli ultimi anni, con le loro vecchie (Artesian, Nightjar) e nuove (The Gibson, Oriole) creature, l’hanno rivoluzionata. Londra però, almeno nel nostro

Il Mr. Foggs Residence

Il Mr. Fogg’s Residence

immaginario romantico, è soprattutto quella vittoriana, con le sue inconfondibili architetture ed il suo stile aristocratico. Un atmosfera di fine ‘800 perfettamente rappresentata dall’incantevole Mr.Fogg’s Residence. Era infatti domenica 22 dicembre 1872, quando Phileas Fogg, celeberrimo protagonista del “Il giro del mondo in 80 giorni” di Jules Verne, rientrava nella sua magione, fresco vincitore della sua scommessa dopo le ben note peripezie. Una casa ricolma di “ricordi” e trofei, dalle pelli di tigre ai lupi impagliati, dai ritratti dei compagni di viaggio alla grande mongolfiera, appesa in bella mostra in un analogo del nobile salone. Entrare oggi al Mr.Fogg’s Residence, significa piombare, dalla caotica Mayfair, nell’altolocato e pittoresco mondo di Phileas Fogg. Tutto infatti, nel cocktail bar di Simone Spagnoli e compagni, è tratto direttamente dal libro di Verne. Dal mobilio, per lo più originale di fine ‘800, con una splendida pendola ancora funzionante a scandire le ore, alle porcellane del servizio, dall’abbigliamento dello staff, che idealmente ricorda la servitù di Mr.Fogg, agli stessi cocktail proposti. Non è un caso, infatti, se uno degli appuntamenti di maggior successo di questo incredibile locale sia una rivisitazione del classico “Afternoon tea” domenicale, la cui nascita si deve ad Anna Maria Russell,

Il Tispy Tea

Il Tispy Tea

duchessa di Bedford, intorno al 1840. Insieme alla piccola pasticceria, e ad una selezione di tartine, nel suo “Tipsy Tea”, il Mr.Fogg’s Residence propone però magnifiche teiere di cocktail, preparati, per i palati più raffinati, anche con champagne. Il menù vero e proprio è invece un viaggio intorno al mondo, simile a quello compiuto nel libro, che spazia da miscelati più freschi e beverini, con una decisa prevalenza per i “sour” ed i drink più dolci, a cocktail più impegnativi, sfruttando a pieno le potenzialità di ogni tipologia di distillato. Una formula ed un’idea che hanno fatto il successo di questo cocktail bar che, visto anche il grande afflusso di clienti, lavora ormai esclusivamente su prenotazione.

Per fortuna (in realtà aveva avuto un saggio suggerimento) il nostro posto, proprio sotto la mongolfiera (che, a dir la verità, non appare nel libro di Jules Verne, ma è divenuta lo stesso un simbolo di  Phileas

Phileas Fogg e la mongolfiera

Phileas Fogg e la mongolfiera

Fogg), lo avevamo prenotato, in un grigio pomeriggio londinese. Così, gustando il nostro cocktail, una piacevole variante del “whisky sour”, abbiamo potuto godere del vero punto di forza di questo locale, l’atmosfera e l’ospitalità. Con un sevizio che ricorda i molti “members club” di Mayfair (pur non essendo il Mr.Fogg’s Residence un member’s club) tanto accurata e personalizzata è l’accoglienza, ed un clima che richiama locali piacevolmente più caotici, l’esperienza che si vive al Mr.Fogg’s Residence rappresenta un unicum anche per il folgorante panorama londinese.

Giampiero

Dal cinema al whisky il passo può esser breve. Basta fare un viaggio in Scozia, perdersi magari nel cuore delle Highlands, e ritrovarsi a chiacchierare in un piccolo pub di Ullapool parlando di torbatura e imbottigliamenti. Nasce così una passione travolgente, girando l’Italia, l’Europa (e non solo) di degustazione in degustazione, di locale in locale... alla scoperta del meglio che questo universo può offrire. Cocktail preferito: Rob Roy Distillato preferito: Caol Ila 25 yo

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