Un In perfetto stile italiano pre natalizio molto particolare quello che ha chiuso il 2014, la presenza come guest di Fulvio Piccinino, esperto di storia del bere, ha portato lo staff del Banana Republic a proporre un tipo di miscelazione molto ardita, quella creata dal movimento futurista. Non è infatti molto nota questa divagazione extra artistica del gruppo di Marinetti, ma il futurismo aveva allargato il suo spazio d’orizzonte alla cucina e al bere miscelato. Il “Manifesto della cucina futurista”, uscito nel 1931, raccoglieva i comandamenti gastronomici futuristi che vedevano la loro pratica realizzazione nella taverna del Santopalato. Una cucina molto diversa, aggressiva, che negli intenti voleva accostarsi alle opere d’arte nel tentativo di sovvertire il senso comune del periodo. Da qui nascono le “polibibite alcoliche”, realizzate con prodotti solamente italiani, giocate sulla dicotomia dolce-salato o dolce piccante. Le miscelazioni essendo totalmente autarchiche, mescolavano liquori di origine italiana con la grappa o al brandy italiano, uniche basi alcoliche ammesse. Così queste sera per far rivivere le frustanti e spericolate scorribande nel mondo del bere dei futuristi non poteva esserci partner migliore che la “Pallini” storico marchio di liquoristica ( il Mistrà per fare un nome) e sciroppi italiani.
Il menù futurista di Fulvio Piccinino
La lista vivande di questa serata era divisa in due parti, nella prima due delle polibibite del 1931, nella seconda prodotti del “miscelatore” Paolo Sanna. Iniziamo da questi ultimi, una serie di rivisitazioni su classici realizzata con spirito e prodotti italici come “Il Conte Pallini”( un “negroni” realizzato con la Ferrochina Baliva), il “Mistraiquiri” ( un “Daiquiri” fatto con il Mistrà Pallini) e il “The real italian Mint Julep con Brandy e liquore alle pesche bianche. La parte più interessante del catalogo sono le due polibibite arrivate direttamente dagli anni ’30. La prima è un “Grandi Acque” (Gin, grappa bianca, Kummel e Mistrà Pallini), realizzata dal grande Enrico Prampolini, pittore e scenografo legato al movimento futurista. Il gioco della bevanda si inscena su una serie di accostamenti azzardati e all’apparenza incompatibili, che troverebbero la loro massima esplosione nella presentazione: un’ostia galleggiante ripiena di filetto di acciughe, che mangiato a fine bevuta, lasciava una sensazione di marino sul palato. Tra gli ingredienti spicca la presenza del Kummel, un ormai desueto distillato al cumino alpino molto in voga in quel periodo. Aspetto tendente un azzurro mare, elegantissimo. Al naso emergono le note della grappa arricchite dal bouquet del Mistrà, al palato quelle dell’anice si bilanciano con quelle del cumino lasciando in bocca sentori erbacei che richiamano la salvia. La seconda miscela proposta è un “Rosa Bianca” (Bitter Campari, Mistrà pallini,Liquore alle rose e succo d’arancia). A differenza del primo quest’ultima polibibita non è una invenzione di un artista ma del titolare del Santopalato, Angelo Giachino, unico ristorante futurista della storia. Il “Rosa bianca”essendo la sola mistura concepita per dei fini commerciali è ben diverse dalle estrose espressioni senza vincoli futuriste, equilibrata, di facile bevuta lontana dagli effetti speciali e il fuoco e fiamme della causa marinettiana. Alla degustazione risulta un corposo succo d’arancia amara, resa attraverso la miscelazione con il Campari.
Queste ed altre ricette sono spiegate, insieme a una accurata ricerca storica sul bere futurista in La Miscelazione Futurista – Polibibite, la risposta autarchica italiana ai cocktail degli anni Trenta del barman e studioso Fulvio Piccinino edito dalla CocchiBooks.