Intervista a Marco Alberizzi, Country Manager Martini & Rossi

In occasione del lancio del nuovo Martini Riserva Speciale Bitter, in concomitanza con il Gran Premio di Monza, abbiamo incontrato Marco Alberizzi, Country Manager Martini & Rossi, parlando dello storico impegno dell’azienda in Formula Uno e, soprattutto, di Vermouth.

Cosa rappresenta questa giornata per Martini?

Martini Riserva Speciale Bitter

Martini Riserva Speciale Bitter

Martini è legato al Racing da 49 anni, queste strisce rosse, blu e azzurre sono per noi parte del nostro Dna. Direi che vermut e motori sono una delle due passioni degli italiani. Questa giornata è il modo di celebrare il Gran Premio di Monza, massima espressione della Formula Uno, nella città dell’aperitivo che è Milano (anche se il vermut è nato a Torino).

Il vermut vive oggi un momento di grande rinascimento. Ne abbiam parlato poco fa anche con lo chef Marcello Trentini

E’ vero, il vermut sta rinascendo e mi aspetto fuochi di artificio guardando al futuro. Credo che possa ricalcare alcuni fenomeni, alcuni trend che si sono già visti in passato, legati alla tradizione italiana. Due anni fa abbiamo deciso di lanciare il Martini Riserva Rubino e Martini Riserva Ambrato, proprio per andare in questa direzione, quella della riscoperta della genuinità degli ingredienti. Oggi mi permetto di dire che è una giornata speciale. Lanciamo il Martini Riserva Speciale Bitter, che è un po’ la quint’essenza del bitter. Lo dico al di là del fatto che ha ingredienti ‘nobili’ come lo zafferano, l’angostura, o per il fatto che sia raffinato in tini di quercia piemontesi, e riflette proprio la vecchia formula del 1872. Tramandata di padre in figlio. Inoltre, è una giornata un po’ speciale, perché crediamo che il novo “Negroni” fatto con le nostre riserve speciali, bitter e vermut con il gin Bombay Sapphire, interpreti al meglio il “Negroni” di cui ricorre l’anniversario proprio l’anno prossimo. Insomma, abbiamo pescato dal passato per guardare al futuro”

Un momento della presentazione

Un momento della presentazione

Martini è quasi sinonimo di vermut. Come si è sposato un prodotto tanto autentico con la globalità del marchio?

Giustissima considerazione. Martini è l’aperitivo numero uno nel mondo. Prima di essere questo è per noi l’aperitivo italiano. E bisogna partire da questo. Martini riflette il life-style italiano, il nostro modo di intendere la vita, molto apprezzato nel mondo. Rispetto ad altri brand Martini ha le radici nella storia, ha 150 anni di tradizione, legato a tanti elementi della cultura italiana, dal cinema ai motori, al vino stesso (è un derivato in fondo) e quindi ha tutte le carte in regola per conquistare il mondo ma deve sempre partire dall’Italia

 

Gaetano Massimo Macrì

Martiniano. Bartender/giornalista. Insegnante di quello che – seppur in molti sembrano esserselo dimenticato – va sotto la voce di “American Bar”. Tradotto significa: esigente bevitore al bancone e miscelatore ignorante, perché, come scriveva un ‘collega’ degli anni ’30 del secolo scorso (Elvezio Grassi in “1000 misture”) l’essere un buon barman è “sapere quanto poco noi sappiamo”. Mi sembra un ottimo punto di partenza. Per questo motivo vado in giro per locali, alla ricerca del mio perfetto martini cocktail, nonché del mio bartender di fiducia. Un po’ Ernest Hemingway, un po’ David Embury, un giorno scriverò anche io una ‘bartender’s guide’ o qualcosa del genere. Infine, ma assolutamente non da ultimo per importanza, ecco alcune disposizioni per chi fosse interessato a farmi da bere. Colui che mi preparerà un buon Americano, avrà la mia simpatia. Colui che saprà costruirmi un Boulevardier degno di nota, otterrà la mia riconoscenza. Se, poi, non solo non disdegnerà un Old Pal, ma sarà in grado di equilibrarmelo nella coppetta, godrà di tutta la mia più profonda stima. Il martini, tuttavia, è un’altra faccenda.

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