Nel cuore dello Speyside, un single malt da ‘Bobby Burns’: The Singleton of Dufftown

Whisky, attenzione, non whiskey. Siamo in Scozia e in perfetto stile scottish si beve ‘whisky’. Suona bene, è più pulito. Meno plebeo, nonostante anche ‘di là’, ormai, alcune etichette hanno preso piede e sono divenute blasonate. Però ammettiamolo, questa è un’altra storia. Specie se parliamo di ‘single malt’. Dove la cosa importante, poi, è “liberare il serpente”.

In un mondo accelerato, poche cose sono rimaste davvero ‘rallentate’ e legate alla tradizione. Lo scotch ne è un esempio. Un prodotto che ha bisogno di maturare a lungo, pertanto richiede attesa. Va contro ogni logica di mercato, contraddice lo spirito dell’ industrializzazione feroce. Perciò, quando bevete uno scotch, riflettete. E pregate che al mondo esistano ancora persone che dedicano il loro tempo per produrlo. lo scotch whisky è ‘vivo’ più che mai: respira nella botte, interagisce col suo legno, risente dell’ambiente. Se più marino, avrà un gusto tendenzialmente salmastro, quasi di iodio; se di montagna, avrà sentori floreali o fruttati. Risponde all’aria che lo permea. Sarebbe impensabile non considerare tutto ciò nella bevuta. Anzi, prima ancora di accostare la bocca al bicchiere, si deve avvicinare il naso. Si osserva con gli occhi. Bere uno scotch significa bere una fetta di un Paese. Ogni regione qui ha le sue caratteristiche che ritroviamo inconfondibilmente nei propri whisky. In tal senso viva la Scozia e viva Bobby Burns , il poeta scozzese di cui in questi giorni ricorre l’anniversario della nascita. Quale modo migliore per celebrarlo, allora, se non bevendo un whisky?

Il ‘viaggio’ ci porta nella piccola regione dello Speyside, territorio di elezione per la produzione di grandi malti. A Dufftown, il suo Il cartello della Distilleria, in cui si nota il marchio Diageocentro principale, un paesino di circa 2 mila anime, sono concentrate ben 7 distillerie che sfruttano le acque degli affluenti del fiume Spey. Tanto per intenderci , sono originari di quest’area il Macallan, il Cardhu, il Cragganmore o il Glenlivet. Tuttavia la nostra scelta si è posata su uno scotch whisky single malt più inedito, il The Singleton of Dufftown, invecchiato 12 anni. Lo distribuisce la Diageo, prevalentemente per il mercato inglese e nei Duty Free europei. Stiamo parlando di un prodotto reperibile facilmente su internet, dunque quasi inedito in Italia, ma per questo motivo vogliamo porlo all’attenzione.

Il colore è di un giallo intenso, tendente all’ambrato. Appare molto limpido. Al naso sprigiona notevole potenza, si percepisce lo sherry in modo preponderante. L’aroma di ciliegia viene fuori anche col primo assaggio. Se siete discreti intenditori, la parte dolce si lascia intercettare in maniera gradevole, tuttavia la forza del distillato è tale da ‘bruciare’ in fretta il palato e i recettori del naso. Per poterlo apprezzare meglio, proviamo a “svegliare il serpente”, come si dice in gergo. Aggiungiamo acqua, poco alla volta, finché i nuovi aromi e sapori non iniziano a sprigionarsi. Adesso all’ olfatto è meno pungente, più floreale. Anche in bocca, le note insistenti dello sherry hanno ceduto il posto a quelle più genericamente fruttate. La degustazione però non si esaurisce così. Da questo punto di vista il Singleton si rivela davvero una sorpresa. Allentiamo ancora di più le catene degli oli con altra acqua. Giungono al naso profumi di noci tostate e una vaga nota speziata. In bocca scopriamo un whisky abbastanza legnoso. L’aggiunta di acqua ha fatto il suo dovere, liberando i nuovi aromi imprigionati negli oli e permettendoci di conoscere un whisky che, diversamente, avremmo catalogato come troppo forte e poco armonico. In ogni caso, pur con tutte le sue varianti, predomina una morbidezza di fondo. Queste caratteristiche lo rendono un prodotto adatto ai palati poco avvezzi a un single malt, non ancora pronti per aromi e sapori più decisi. Una buona iniziazione, dunque. Al World Whiskies Awards 2012 si è classificato tra i migliori whisky di malto. Non aspettatevi però la complessità dei grandi nomi.Dufftown_Distilleria del Singleton. Si nota il piccolo fiume, affluente dello Spey, da cui viene prelevata l'acqua per il whisky
Il The Singleton of Dufftown 12 anni viene prodotto seguendo un lungo processo di fermentazione (fino a 5 giorni) e una distillazione lenta in alambicchi di rame, per confezionare un prodotto di qualità superiore. L’invecchiamento avviene prima in botti di rovere europee, che arricchiscono l’aroma e poi in botti di quercia americane, da cui deriva la dolcezza e la morbidezza.
Un’ultima curiosità: abbiamo provato il Singleton per il cocktail Bobby Burns (la versione con il Drambuie, per rimanere in Scozia). Una prova di miscelazione brillantemente superata.

Chiudiamo con un piccolo, ma prezioso consiglio: L’aggiunta di acqua al whisky è necessaria, come abbiamo visto, per scoprire quegli aromi che sono rimasti ancora intrappolati. Meglio se aggiungerla in piccole dosi e, soprattutto, che sia senza ghiaccio. Il freddo imprigiona gli aromi, proprio il contrario di quello che dovremmo fare. L’aggiunta di acqua aumenta la temperatura di circa 2 gradi centigradi, ecco perché il whisky si ‘apre’.


 

SchedaSingleton
The Singleton of Dufftown
Tipologia: 12 anni
Doppio invecchiamento: botti di quercia europee; botti di rovere americane
Distribuito: Diageo
Mercati principali: Regno Unito, Duty Free europei

Gaetano Massimo Macrì

Martiniano. Bartender/giornalista. Insegnante di quello che – seppur in molti sembrano esserselo dimenticato – va sotto la voce di “American Bar”. Tradotto significa: esigente bevitore al bancone e miscelatore ignorante, perché, come scriveva un ‘collega’ degli anni ’30 del secolo scorso (Elvezio Grassi in “1000 misture”) l’essere un buon barman è “sapere quanto poco noi sappiamo”. Mi sembra un ottimo punto di partenza. Per questo motivo vado in giro per locali, alla ricerca del mio perfetto martini cocktail, nonché del mio bartender di fiducia. Un po’ Ernest Hemingway, un po’ David Embury, un giorno scriverò anche io una ‘bartender’s guide’ o qualcosa del genere. Infine, ma assolutamente non da ultimo per importanza, ecco alcune disposizioni per chi fosse interessato a farmi da bere. Colui che mi preparerà un buon Americano, avrà la mia simpatia. Colui che saprà costruirmi un Boulevardier degno di nota, otterrà la mia riconoscenza. Se, poi, non solo non disdegnerà un Old Pal, ma sarà in grado di equilibrarmelo nella coppetta, godrà di tutta la mia più profonda stima. Il martini, tuttavia, è un’altra faccenda.

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