Spirit of Scotland 2016

A pensarci bene, probabilmente, non era neanche necessario, ma la quinta edizione dello Spirit of Scotland è stata una vera consacrazione per quella che può esser definita, senza paura di smentite, la più importante manifestazione italiana dedicata al nobile distillato di malto. Le scelte degli organizzatori, unite al momento di gloria che il bere di qualità sta attraversando, hanno infatti fatto registrare un’affluenza straordinaria durante la due giorni romana. L’enorme salone delle fontane dell’EUR è stato infatti

L'affolato Salone delle Fontane per lo Spirit of Scotland 2016

L’affolato Salone delle Fontane per lo Spirit of Scotland 2016

letteralmente preso d’assalto da migliaia di appassionati, addetti ai lavori, e, cosa più importanti, comuni avventori, scorti a districarsi fra degustazioni ed assaggi. Ed è forse proprio questo, fra i molti segnali positivi lanciati da questo Spirit of Scotland 2016, il dato più interessante che può dare il senso del successo dell’intera manifestazione. Un pubblico vasto e variegato, richiamato sì dalla sempre maggiore attenzione al concetto di qualità, anche nel bicchiere, ma anche da alcune piccole e geniali modifiche apportate ad un formato consolidato e già di successo. Come definire altrimenti la scelta di dedicare un’intera e spaziosa area del Salone delle fontane al bere miscelato con ben sette cocktail bar presenti? Oltre a garantire una maggiore affluenza gli angoli personalizzati, creati dal Jerry Thomas Project, dall’Argot, dal Caffè Propaganda in accoppiata straordinaria con il 47 Barrato, dal Porto Fluviale e dalla magnifica coppia Banana Republic e Casa Mia (unico locale non romano presente), hanno costituito una sorta di piacevole salottino, in cui rilassarsi, magari con un cocktail (rigorosamente base whisky) in mano, fra una degustazione e l’altra. Un riposo necessario visti i chilometri macinati su e giù nel salone, fra brand noti e marchi quasi sconosciuti, imbottigliatori privati e grandi aziende.

Puni Nova

Puni Nova

Il nostro tour, un giro del mondo in un bicchiere, non potevavecc che iniziare da una visita, virtuale, all’unico produttore di whisky di casa nostra, la distilleria Puni, da cui attendiamo invecchiamenti più importanti ma di cui già apprezziamo i primi “nati”, Nova e Alba. Con pochi passi fra gli stand possiamo poi compiere un volo di migliaia di chilometri, dalle Alpi all’estremo oriente che, oltre al celeberrimo Nikka, dal Giappone, viene quest’anno rappresentato da Kavalan, azienda di Taiwan di cui già allo scorso Spirit of Scotland degustammo il Kavalan Classic, e dalla nuova entrata Paul John, una realtà indiana tutta da scoprire. Da terre ben più avvezze alla cultura di questo distillato arriva invece Jameson, certamente già noto ai più, presente però alla manifestazione con una piccola ma significativa sopresa. Jameson Black Barrel, si fa infatti apprezzare per una morbidezza e una complessità al palato che celano quasi completamente il gusto caratteristico di

Lo stand Jameson con Patrick Pistolesi

Lo stand Jameson con Patrick Pistolesi

questo whiskey irlandese; una vera sorpresa da chi, forse, non ci si aspettava. Basta attraversare poi metaforicamente un braccio di mare per approdare in una delle patrie del whisky di malto, la Scozia. L’universo di questo distillato in terra scozzese, ben rappresentato in questo Spirit of Scotland 2016, è talmente vasto e multiforme da mettere alla prova anche il più esperto dei bevitori. Perdersi fra distillerie, etichette, botti, imbottigliatori, aziende è più facile di quanto si creda. La nostra avvenuta in terra di Scozia inizia dall’isola di Mull, una delle più grandi delle Ebridi esterne, ed in particolare dalla cittadina di Tobermory la cui omonima distilleria produce, fra gli altri, un whisky torbato davvero eccellente, Ledaig. Dei vari imbottigliatori privati che possiedono questo particolare distillato la

Il Ledaig di Gordon & MacPhail

Il Ledaig di Gordon & MacPhail

versione di Gordon & MacPhail ci ha particolarmente intrigato grazie al suo gusto morbido, anche nel gradevole sentore affumicato, e complesso, con note che spaziano dal floreale al minerale.  Rimanendo nell’arcipelago ad ovest della terra ferma non si può non approdare sulla mitica Islay, terra di distillazione per antonomasia. Dal nome di un piccolo porto situato sulla sua punta nord-orientale prende spunto un imbottigliamento creato a partire dalla selezione di botti pregiate provenienti dalle altre distillerie dell’isola, Port Askaig. In particolare il Port Askaig 100 proof si fa apprezzare per l’aroma ed il gusto deciso, particolarmente adatto a chi ama la torba piena, con un profumo che richiama subito le atmosfere dell’isola (quelle di un Arbdeg per intenderci) e un gusto profondamente salino e minerale. E’ invece dallo Speyside che arriva un altro gustoso imbottigliamento di questo Spirit of Scotland 2016, il Glenlivet Nadurra. Invecchiato per minimo sedici anni in botti ex-bourbon questo cask strength si caratterizza per il bouquet inteso e ricco: al naso emerge infatti una decisa nota di vaniglia, con ricordi più complessi di pasticceria, mentre in bocca i sentori si arricchiscono di note di frutta matura e cocco. Poco più a nord, nelle aspre ed inospitali Highlands, nasce invece l’Aultmore il cui 25 anni ci è apparso una delle bottiglie più intriganti tra quelle provate. Ricco, complesso e delicato al tempo stesso questo whisky si presenta, portandolo al naso, con profumi dolci e piacevoli di vaniglia e miele,

L'Aultmore 25yo

L’Aultmore 25yo

contrastati da una leggera nota speziata (pepe), un bouquet che in bocca si traduce in un gusto più “maturo” (marmellata, frutta cotta) che si sposa perfettamente con un tono di alcool leggermente pungente. Prima di concludere  questo nostro lungo tour non potevamo poi non fare un piccolo salto dall’altro lato dell’Oceano, nella ricca terra nordamericana. Fra la vastissima scelta  di Bourbon, Rye e Tennessee Whiskey disponibile in questo Spirit of Scotland 2016 il Dad’s Hat Double Finish, un Rye Whiskey della Pennsylvania con finitura in botte di Porto, è quello che maggiormente ci ha colpito tanto per i suoi aromi, profumati e delicati, come poteva far intendere il particolare finish, quanto per il suo sapore che pur mantenendo chiare le note del distillato di segale le arricchisce con sentori più morbidi, dolciastri ed un finale gradevolmente acidulo. L’ultima chicca di questa due giorni è però una vera sorpresa che ci ha colpo quasi impreparati. Nello stesso stand che ospitava le bottiglie di Dad’s Hat, quello della Velier, fra i numerosi ed interessantissimo prodotti esposti, spiccava infatti una

Lo stand della Velier

Lo stand della Velier

serie di whisky targati Eddu, marchio proveniente dal nord della Francia. La curiosità di assaggiare un distillato proveniente da un’area geografica non certo nota per questo tipo di produzione ci ha spinto ad informarci di più sulla storia di questa azienda, una storia che affonda le radici in un passato quasi leggendario. Si narra infatti che, generazioni e generazioni indietro, sette ambulanti girassero per questa area della Francia vendendo sidro. Uno di questi decise però di fermarsi a Finisterre dove fondò una piccola distilleria; distilleria che, convertita negli anni ’90 alla lavorazione del grano saraceno, produce oggi, quegli imbottigliamenti che solo una magnifica edizione, come quella dello Spirit of Scotland 2016, poteva permetterci di assaporare.

Giampiero

Dal cinema al whisky il passo può esser breve. Basta fare un viaggio in Scozia, perdersi magari nel cuore delle Highlands, e ritrovarsi a chiacchierare in un piccolo pub di Ullapool parlando di torbatura e imbottigliamenti. Nasce così una passione travolgente, girando l’Italia, l’Europa (e non solo) di degustazione in degustazione, di locale in locale... alla scoperta del meglio che questo universo può offrire. Cocktail preferito: Rob Roy Distillato preferito: Caol Ila 25 yo

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