Spirits: Sfida ‘street’ tra le migliori scuole romane di bartending

Una sfida tra scuole di bartending; tanta miscelazione insieme ad arte e musica. Era “ Spirits – Mixology &  Music”, anticipazione dell’ Outdoor Festival.

Giocoso evento, quello organizzato da Nufactory per presentare un’anteprima dell’Outdoor Festival di  Ottobre, presso la ex Caserma di via Guido Reni a Roma. Una due giorni dedicata all’arte della

Il capannone con i bar delle scuole

Il capannone con i bar delle scuole

miscelazione, il primo di una serie di eventi andati in scena per tutto il mese di maggio, che hanno toccato  vari temi con cui è stato presentato al pubblico romano uno scorcio di quel che sarà poi il festival vero e  proprio il prossimo autunno. Ma vediamo più da vicino cosa è stato lo “ Spirits ”, che ha dato modo, per la  prima volta, alle migliori scuole romane del settore di ritrovarsi e competere di fronte a una giuria da pezzi  da 90.

Metti una location incredibile, un concept improntato allo stile street (dall’arte al food, finendo anche al  beverage), e un nome evocativo, Spitits. Tutto poi in chiave Outdoor, quindi sedie a sdraio, cibo cotto al  momento, mastri vetrai, chimici che compiono esperimenti con le bevande e un mega tendone con sei  grandi banconi del bar. Una festa ‘multi’ colore e sapore, in cui i protagonisti sono stati da un lato il  pubblico, dall’altro loro, le sei scuole di bartending invitate a partecipare. Delle innumerevoli (ahimè, sono  troppe, in un settore in cui il troppo non è sinonimo di qualità) presenti sul territorio, solo sei si sono  guadagnate l’invito a partecipare alla gara. Parliamo di Flair Project, Aibes, Party in Bottle, FbsBartendence e Planet One. A ognuna è stato affidato un banco da

Chimici al lavoro

Chimici al lavoro

allestire e dove presentare tre cocktail.  Uno per ogni bartender della scuola. Per tutta la durata della manifestazione i sei bar erano aperti al  pubblico che poteva provare la speciale drink list. Nel frattempo, una giuria di esperti, esaminava una  scuola per volta, giudicando chi dei tre rappresentanti sarebbe andato in finale il giorno dopo. Una  competition particolare, dunque, sotto tutti i punti di vista. Intanto perché ha messo insieme le migliori  scuole di settore di Roma, in seconda battuta perché il momento della gara si è mescolato con quello della  manifestazione/miscelazione/lavoro, unendo pubblico, giuria, tempi e modi di esecuzione. Si sa che un  conto è preparare un cocktail per una competition, altro è farlo per il cliente, anche se la differenza non  dovrebbe essere evidente. In effetti è quello che è successo in questo caso. Provate a immaginare: il  bartender che è lì e fa il suo mestiere, presenta il suo drink, lo testa sul pubblico reale (che è a volte più  severo e sicuramente più importante di una giuria) quando all’improvviso si alza il sipario, e i giudici,  imperterriti, si avvicinano al bancone. E’ lì che la competizione inizia, interrompendo bruscamente il lavoro,  ma il bartender è, come dire, già caldo, già rodato, probabilmente più vero. E alla fine, proprio come una  folata di vento, i signori della giuria vanno via, a soffiare i loro giudizi altrove. Il pubblico, anche esso  interrotto, decide se assistere alla gara o defilarsi per testare altri banconi. Tutto è talmente street che  scorre via alla velocità di una città cosmopolita, lungo le cui strade bruciano discussioni, sorrisi, pacche  sulle spalle, tra un battito di ciglia e una stretta di mano. E chi se ne accorge di quello che sta accadendo  quel giorno?

La giuria con Omar El Asry al centro

La giuria con Omar El Asry al centro

Vogliamo ricordare il ‘masterino’ di Massimo D’addezio sulla vodka (che molti colleghi  bistrattano) tanto simpatico, quanto arguto nella presentazione davanti a un divertito Leonardo Leuci? Per  chi conosce il mondo del bar sono stati momenti unici, esilaranti e non facilmente ripetibili. Francesco  Spenuso della Flair Project lo fa notare più volte. “In una location fantastica, gente non propriamente del  nostro settore ha messo su una gara tra sei grandi scuole romane di bartending. Riflettiamoci sopra. Intanto  sono orgoglioso dei miei tre ragazzi,Giordano Cioccolini, Biagio Gennaro e Daniele Volpe. Stanno  lavorando bene e non mi sorprenderebbe che uno di loro arrivasse in finale”. Profetico Spenuso, ci ha visto  lungo, perché il suo Daniele “Fox” Volpe con il “Conte al mare” è risultato vincitore, accedendo alla  finalissima il giorno dopo.  La gara, la giuria ­ La giuria era composta da Patrick Pistolesi (Propaganda), Federico Tomasselli (Porto  Fluviale), Cristian Bugiada (Freni e Frizioni), Roberto Artusio (Jerry Thomas Project) e Emanuele Broccatelli (47  Barrato). In più tre membri popolari. Ciò che ci ha colpito, osservandoli, è il netto contrasto tra l’ilarità  generale e i loro volti seri, attenti al giudizio e soprattutto stanchi. Ammettiamolo, 6 banconi, 18 bartender,  sono un lungo percorso, tra l’esame del signature cocktail, il blind tasting di distillati, un classico scelto dalla  giuria. Tant’è che i 6 finalisti li

I sei finalisti ascoltano i consigli di Patrick Pistolesi

I sei finalisti ascoltano i consigli di Patrick Pistolesi

conosciamo quando ormai le luci della sera avvolgono la ex caserma, battuta  da una pioggia che non ha rovinato l’evento, come testimonia la fila di gente che attende di entrare per la  seconda parte della serata. Nel capannone vicino, infatti, girano i piatti di un dj. Finiamo lì, tra amici, giudici  e concorrenti. Il velo della competizione si abbassa, è festa pura. E’ lo spirito dell’Outdoor festival.  Ringraziamo Omar El Asry, uno degli organizzatori (con un passato da bartender) e capiamo perché forse è  di gente come lui che ha bisogno il mondo della miscelazione. Esterna, saggiamente ignorante (nel senso  che ignora tutto quello che è sempre e solo bar, cocktail & distillati) aperta a nuove fruizioni, a nuove  contaminazioni.

La finale

­Per la finalissima è previsto uno scontro testa a testa così combinato: Flair Project vs Fbs; Party  in Bottle vs Aibes; Planet One vs Bartendence. I ragazzi se la giocano in questo modo: devono portare una  nuova creazione (ma sono diversi coloro che presentano la stessa ricetta del giorno precedente); preparare  un drink alcolico generico; un cocktail con un drink cost tra 1 e 2,50 euro. Nel testa a testa tra Flair ProjectFbs c’è qualcosa che non va. La sfida tra Daniele “Fox” Volpe e Matteo Di Falco non soddisfa la giuria. La  loro bravura è valutata alla pari. Per questo opta per un blind tasting di distillati. Oltre a indovinare il  prodotto, i ragazzi devono raccontare qualcosa sulla sua storia. “Beh, qui Volpe ha vinto su tutto”,

Volpe durante la preparqazione del suo julep

Volpe durante la preparqazione del suo julep

ammette  Spenuso, “ha preso tre tasting su tre con una descrizione merceologica perfetta di ognuno”.  Per i tre concorrenti rimasti (Flair Project, Bartendence e Aibes) la giuria moltiplica le difficoltà: ognuno  dovrà realizzare tre classici con tre metodi di costruzione differenti, in 10 minuti. La seconda prova consiste  nel preparare un cocktail con un ingrediente mancante (la bravura sarà ovviare alla sua mancanza). Infine,  terza e ultima sfida, la mistery box.  A vincere, come detto prima, è stato Daniele Volpe, premiato per tecnica, fantasia, side. E con lui ha vinto  ovviamente la Flair Project. Non dimentichiamo che la sfida era tra scuole. Paga probabilmente  l’esperienza, il coaching verso i suoi ragazzi, la continua presenza di Francesco Spenuso che non ha mai  abbandonato i suoi durante l’intera manifestazione.  L’occasione è stata utile per vedere alla prova dei fatti metodologie e approcci dei vari formatori di  bartending. Dell’importanza di offrire proposte valide, a fronte di numerosi corsi e trainer fasulli (non ci  riferiamo ai presenti ovviamente). Alla fine, la vittoria della Flair Project ­ Daniele Volpe giunge con pieno  merito di entrambi. Premia l’impegno del bartender e la fatica di un insegnante scrupoloso come Spenuso.  “Noi mettiamo sempre il 50% nei nostri corsi. Se i ragazzi riescono a mettere l’altro 50, i risultati sono a  portata di mano. Bravissimi tutti i concorrenti, devo dire. Forse la differenza io l’ho vista in termini di  equilibrio dei drink, fantasia, tecnica e velocità di esecuzione. Daniele se l’è

La vittoria di Volpe

La vittoria di Volpe

meritata”. Complimenti a “Fox”,  a noi non resta che sperare in nuove competizione tra scuole e che possa vincere sempre la migliore.  Quindi sotto a chi tocca per la prossima. E a chi vuole intraprendere questa professione, dopo questa  esperienza, consigliamo vivamente di selezionare sempre e solo i corsi più validi. Non lesinate sul prezzo,  la qualità non si svende. Parola di coach.

I cocktail di Daniele “Fox” Volpe

“Il conte al mare”:  7,5 ml zucchero liquido, 20 ml Bitter Campari,  30 ml Vermouth Cinzano 1757,  30 ml Gin, Menta –  Servizio in julep style con secchiello da mare e julep strainer sostituito da formina da spiaggia.

“La linea rossa”: 60 ml Bitter Campari,  7 ml Tintura al pepe , 7 ml Fernet Branca – Metodo shake servito on the rocks con peel di arancia e side di fave e pecorino.

 

Gaetano Massimo Macrì

Martiniano. Bartender/giornalista. Insegnante di quello che – seppur in molti sembrano esserselo dimenticato – va sotto la voce di “American Bar”. Tradotto significa: esigente bevitore al bancone e miscelatore ignorante, perché, come scriveva un ‘collega’ degli anni ’30 del secolo scorso (Elvezio Grassi in “1000 misture”) l’essere un buon barman è “sapere quanto poco noi sappiamo”. Mi sembra un ottimo punto di partenza. Per questo motivo vado in giro per locali, alla ricerca del mio perfetto martini cocktail, nonché del mio bartender di fiducia. Un po’ Ernest Hemingway, un po’ David Embury, un giorno scriverò anche io una ‘bartender’s guide’ o qualcosa del genere. Infine, ma assolutamente non da ultimo per importanza, ecco alcune disposizioni per chi fosse interessato a farmi da bere. Colui che mi preparerà un buon Americano, avrà la mia simpatia. Colui che saprà costruirmi un Boulevardier degno di nota, otterrà la mia riconoscenza. Se, poi, non solo non disdegnerà un Old Pal, ma sarà in grado di equilibrarmelo nella coppetta, godrà di tutta la mia più profonda stima. Il martini, tuttavia, è un’altra faccenda.

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