The World’s 50 Best Bars 2017

E’ stato un debutto in pompa magna quello di William Reed alla guida dei nuovi The World’s 50 Best Bars. Pur avendo mantenuta intatta la struttura, la tipologia di location (passando dalla Christ Church Spitalfields alla Southwark Cathedral) e finanche i presentatori, la volontà di rendere più spettacolare la premiazione è apparsa evidente. La nuova organizzazione, rappresentata da William Drew, group editor di

Un momento della cerimonia

Un momento della cerimonia

William Reed, che ha dato avvio alle danze con un discorso introduttivo, punta infatti a trasformare questa cerimonia in un vero e proprio evento mediatico, come già fatto con i The World’s 50 Best Restaurants. La maggior parte dei cinquecento invitati, membri dell’academy o bar team, ha però probabilmente vissuto la serata con troppa trepidazione per notare i piccoli quanto significativi cambiamenti. Tutti infatti, varcata la soglia della cattedrale, avevano un solo pensiero in testa, chi sarà il nuovo numero uno?
Che la geografia mondiale del bar stesse cambiando lo si era già notato con la pubblicazione della classifica dalla 51° alla 100° posizione, con l’avanzata di nuove “potenze” sudamericane ed asiatiche. Un trend in parte confermato nella World’s 50 Best Bars 2017 con Singapore grande protagonista (con ben sei locali in classifica) e le sorprese Parigi e San Francisco (3 cocktail bar ciascuna). Cede così, almeno in parte, il predominio del binomio Londra – New York, che, se da un lato vede la capitale inglese confermarsi come la città più rappresentata (con 7 locali) dall’altro registra un piccolo arretramento della Grande Mela.

Imperial

Imperial Craft Cocktail Bar

Propio come fatto nel lungo countdown della serata ripercorriamo allora le cinquanta posizioni per scoprire conferme, sorprese e delusioni di questo World’s 50 Best Bars 2017. L’ultimo posto utile per entrate in questa classifica è coinciso subito con un premio, quello al miglior locale mediorientale, vinto dal Imperial Craft Cocktail Bar di Tel Aviv. Questo cocktail bar israeliano strappa così lo scettro dell’aera al Central Station di Jad Ballout, presente alla cerimonia ma scivolato alla 26° posizione. Quarantanovesima posizione per il Lobster Bar di Hong Kong, che perde ben ventidue posizioni, preceduto da una grande re-entry, l’inimitabile Tommy’s Mexican Restaurant di San Francisco. Splendida 47° posizione per il Native di Singapore, primo locale del sestetto

Native

Native

piazzato dalla città-stato asiatica, premiato per la sua capacità di rielaborare e miscelare esclusivamente materie prime autoctone. Poco più su si conferma l’ABV di San Francisco che, pur perdendo qualche gradino riesce a star davanti al The Baxter Inn di Sidney, precipitato dall’undicesima alla quarantacinquesima posizione. Fuori dalle rotte più consuete arriva il Linje Tio,  quarantaquattresimo, cocktail bar di Stoccolma, che si conferma città d’inaspettata vivacità (anche per la nutrita clac presente in sala). Sorpresa (solo parziale) al 43° posto con il Nightjar di Luca Cinalli, che, in due anni, discende più di metà della classifica. Pochi, pochissimi resistono alla prova del tempo, e questa classifica ne è testimone. Molto più inaspettata la 42° posizione del The Mace, dell’astro nascente Nico de Soto, barman giramondo in grado di visitare, in soli 365 giorni, tutti e cinquanta i bar della precedente classifica. Le energie profuse in questo lungo tour, e l’apertura del suo Danico a Parigi, hanno probabilmente pesato su questo risultato. Chi appare invece intoccabile è il The Aviary di Chicago, città che dimostra quanto gli Stati Uniti siano in grado di offrire un panorama che ben più vasto della solo, seppur celeberrima, New York. Quarantesimo posto per il Quinary, secondo cocktail bar proveniente da Hong Kong, che, come il precedente, conferma la sua presenza fra i

La Factoria

La Factoria

migliori cinquanta. Nota di merito invece per La Factoria di Old San Juan in Portorico che, pur cedendo qualche posizione, rientra anche quest’anno in questa prestigiosa graduatoria (pur non senza rappresentanti in sala per i tragici avvenimenti che hanno colpito la regione). E’ invece un graditissimo ritorno quello di Charles Schumann con il suo Schumann’s Bar Am Hofgarten, caposaldo della miscelazione mondiale giustamente rientrato nei World’s 50 Best Bars. Trentasettesimo posto per un altro storico locale, l’Employees Only di New York, da sempre in grado di unire altissima qualità e grandi volumi. Con 36° posto del Bar Benfiddich sale invece a due la quota di partecipazione di Tokyo, città molto vivace nel panorama della miscelazione ma assai poco rappresentata. Dal Giappone si torna in Europa, più precisamente ad Amsterdam, con il 35° posto del Tales and Spirits, che, con il suo il lavoro, tiene in classifica l’intera Olanda. Un gradino più avanti Le Syndicat – Organisation de Défense des Spiritueux Français, primo dei locali parigini presenti nella graduatoria. La Capitale francese, salita a tre presenze, è sicuramente una delle piazze più attive nel

Jerry Thomas Speakeasy

Jerry Thomas Speakeasy

mercato europeo, con un panorama di cocktail bar molto diversi fra loro ed una qualità media invidiabile; una città che merita un viaggio. Si conferma invece al 33° posto la splendida squadra del Jerry Thomas Project di Roma, unico locale italiano presente nei World’s 50 Best Bars 2017. Il magnifico lavoro di Riccardo Marinelli, volto nuovo dell’ormai celebre speakeasy romano, e del gruppo di ragazzi che con lui gestisce il locale, ha evidentemente convinto l’academy. Merito a Roberto Artusio, Leonardo Leuci, Antonio Parlapiano ed Alessandro Procoli per aver costruito, intorno a loro, un gruppo di così alto livello, capace ed affiatato; una garanzia per il futuro. Un gradino più in alto, la Best New Opening di questa classifica, il BlackTail at Pier A di New York, una sorta di “premio di consolazione” per la Grande Mela. Trentunesimo posto per il Tippiling Club, capostipite della miscelazione a Singapore, accompagnato, come tutti i cocktail

Baba au rum

Baba au rum

bar provenienti da quel territorio, da una grande ovazione in sala. Guadagna invece ben dieci posizioni il Baba au rum di Atene, città che, anche grazie alla presenza del suo Bar Show, sta guadagnando una straordinaria visibilità a livello globale. Visibilità che i cugini del Lost + Found di Nicosia continuano a conquistarsi anno dopo anno, mantenendo una ragguardevole posizioni pur rappresentando uno piccolissimo stato, lontano dalle rotte più tradizionali degli appassionati. Un ragionamento che lo accomuna, seppur distanti migliaia di chilometri, con l’Indulge Bistro di Taipei, meta certamente meno ambita rispetto alle ben più note Hong Kong o Singapore. Che la nuova academy guardi fuori dagli schemi lo dimostrano anche presenze di new entry come lo Sweet Liberty Drinks & Supply Co. (27°) di Miami o il rafforzamento di città come San Francisco che piazza al

Sweet Liberty Drinks & Supply Co.

Sweet Liberty Drinks & Supply Co.

26° posto il suo Trick Dog (che guadagna nove posizioni). Metà classifica dominata però da Singapore che si divide con il 28 Hong Kong street e l’Operation Dagger il cuore della World’s 50 Best Bars 2017. Davanti a questo magnifico duo una splendida sorpresa, l’highest climber di questa classifica, ovvero il cocktail bar che ha guadagnato più posizioni, la Floreria Atlantico di Buenos Aires. Autentico e caratteristico, questo locale, nascosto all’interno di un negozio di fiori, ha saputo ritagliarsi uno spazio unico nella capitale argentina, unendo, nelle sue sale,

Floreria Atlantico

Floreria Atlantico

comuni avventori e il gotha del paese (ne avevamo già parlato qui). Un passo avanti il miglior cocktail bar dell’Australiana, l’inossidabile Black Pearl di Melbourne, preceduto da una delle più cocenti delusioni di questa classifica il The Gibson di Marian Beke. Il piccolo cocktail bar londinese, che aveva sorpreso con un incredibile sesto posto nel 2016, cede oltre quindici posizioni, preceduto da locali meno celebrati, come l’HIMKOK di Olso, ma in grado, nel loro “piccolo” di rimanersi stabili nel tempo. Ancora Parigi al 19° posto con le atmosfere calde e divertenti del Candelaria, preceduto dal Broken Shaker at Freehand di Miami e dall’Oriole Bar di Londra. Il locale di Gabriele Manfredi, creato dalla fantasia di Luca Cicalli, scala la classifica prendendosi una posizione assolutamente meritata. Altro bel salto in avanti al 16° posto, con

ATLAS

ATLAS

Naren Young ed il suo Dante a New York preceduto di un incollatura dal’Highest new entry della World’s 50 Best Bars 2017, l’ATLAS di Singapore. Era quasi scontato che il mastodontico locale asiatico portasse a casa questo riconoscimento visto l’impegno (anche economico) profuso per questo progetto; location dal fascino imparagonabile, bottigliera unica ed un bar affidato a Roman Foltan, cosa si vuole di più? Una domanda che si potrebbe rivolgere ad una delle più importati sorprese di questa classifica, il miglior locale del Sud America, la Licoreria Limantour che, con il suo 14° posto, risale ancora la graduatoria. Tre grandi nomi occupano le posizioni adiacenti la top 10, il BAR HIGH FIVE di Hidetsugu Ueno, l’Happiness Forgets di London e il Little Red Door di Remy Savage, che si ferma all’undicesimo posto. Apre la top 10 uno dei barman che meglio ha saputo rappresentare lo spirito di questa classica, Shingo Gokan ed il suo Speak Low di Shanghai. Umile, disponibile, abilissimo, questo bartender ha girato il mondo promuovendo il suo lavoro e la sua attività

Bar Termini

Bar Termini

facendo crescere la sua fama in ogni angolo del globo. Un lavoro che, come abbiamo visto, non sempre ha premiato ma che, nel suo caso, ha centrato l’obiettivo. Splendido 9° per la “little Itlay” londinese, il Bar Termini di Soho, che fra un caffè ed un “Negroni” ha fatto breccia nei cuori di molti votanti. Ottavo posto per l’immancabile Attaboy di New York, preceduto dal miglior locale dell’Asia, un premio ambitissimo e ogni anno più difficile da conquistare, che, ancora una volta, è andato nelle mani del Manhattan Bar di Singapore. Sale ancora il The Clumsies di Atene (6°) mentre precipita il Dead Rabbit Grocàry & Grog di New York. La creatura di Sean Muldoon e Jack McGarry cede lo scettro della classifica dopo solo un anno e rappresenta, spiace dirlo, la vera

The Clumsies

The Clumsies

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The NoMad Bar

delusione di questa World’s 50 Best Bars 2017. Chi invece non perde un colpo (anche se forse ne avrebbe dovuta/voluta guadagnare qualcuna di posizione) è il Connaught bar di Agostino Perrone. Tempio dell’eleganza e dello stile, tappa fissa per chi ama il bere a Londra, il cocktail bar dell’omonimo hotel di Mayfair si ferma ad un passo dal podio. Podio conquistato, ancora una volta, dal  di New York. Il lavoro di Leo Robitschek e della sua squadra trova ancora una volta conferma in una classifica che li vede, meritatamente, ai vertici. E’ però Londra a dominare le posizioni più alte con due hotel bar estremamente diversi fra loro. Al secondo posto si piazza infatti il Dandelyan del Mondrian Hotel, cocktail bar in grado di far incetta di premi in tutto il mondo, con la sua filosofia che unisce l’eleganza e lo stile della migliore Hôtellerie al gusto e le atmosfere di un locale pop londinese. Un prospettiva completamente diversa da quella dell’American Bar

L'American Bar del Savoy

L’American Bar del Savoy

del Savoy che, trionfatore dei World’s 50 Best Bars 2017. La storia del bar in un bar che non necessita di altre parole. L’imperscrutabile Erik Lorincz, il cui volto non lasciava trasparire la benché minima emozione nonostante la vittoria, ha racchiuso in una frase il senso profondo del lavoro suo e della sua squadra: “per vincere non bisogna puntare a vincere, bisogna solo lavorare sodo per soddisfare i propri clienti”.

Giampiero

Dal cinema al whisky il passo può esser breve. Basta fare un viaggio in Scozia, perdersi magari nel cuore delle Highlands, e ritrovarsi a chiacchierare in un piccolo pub di Ullapool parlando di torbatura e imbottigliamenti. Nasce così una passione travolgente, girando l’Italia, l’Europa (e non solo) di degustazione in degustazione, di locale in locale... alla scoperta del meglio che questo universo può offrire. Cocktail preferito: Rob Roy Distillato preferito: Caol Ila 25 yo

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