BARMOOD 2016, oltre lo show c’è di più

Troppo spesso, nell’ultimo periodo, gli eventi beverage puntano molto sulla spettacolarità, sullo show, sui personaggi che a tutti i costi vogliono stupire. Ci si dimentica forse che l’universo della mixology richiede studio, competenza e la ricerca costante di qualità, che va ben oltre alla facile presa sul pubblico, alle mode e al consenso social. Con questi presupposti più che condivisibili è nato BARMOOD, giunto alla nona edizione, che ha avuto luogo il 2 maggio presso l’Art Hotel Navigli di Milano. Un pomeriggio molto ricco di contenuti, importanti e interessanti, con la presenza di relatori di spicco nel panorama del bartendering nazionale. Il tutto ideato e supervisionato dalla giornalista Paola Gallas. “In queste nove

Il pubblico del Barmood 2016

Il pubblico del Barmood 2016

edizioni -racconta- ci siamo sempre prefissi l’obiettivo di riportare la qualità nel settore, spesso offuscato dalla spettacolorizzazione inesorabile. Per questo gli interventi dei relatori durante BARMOOD possono apparire critici, ma ciò deve essere visto come uno stimolo a non perdere di vista la necessaria serietà. Milano? Convivono spettacolarità e qualità: meno male!”.

In effetti il livello degli interventi è alto e quello che si sente non è per nulla scontato. Alex Frezza, vivace barman de L’Antiquario di Napoli, entusiasma con un appassionante excursus nella storia dell’arte. Con la Controriforma cambia tutto e il mondo beverage è equiparato a quello food: molte tele rappresentano i commensali nell’atto di bere vino con una cura del dettaglio notevole. Tutto di pari passo con lo sviluppo dell’arte della miscelazione. Arrivando all’oggi e ragionando su come spesso la rappresentazione soppianti la vera e propria esperienza beverage. “Se una

Alex Frezza, storia dell'arte e miscelazione

Alex Frezza, storia dell’arte e miscelazione

foto (condivisa sui social) è meglio del cocktail significa che abbiamo fallito clamorosamente.” – ammonisce Alexander. Molto interessante anche l’intervento di Leonardo Leuci, del Jerry Thomas Project di Roma, secondo il quale le ricette e gli standard mortificano l’essenza della miscelazione. Bisogna lavorare sui concetti, sugli equilibri, sfatando i falsi miti tramandati nei secoli che spesso distolgono dalle reali criticità nel proporre un determinato cocktail al pubblico. Per questo occorre conoscere la storia con precisione, per acquisire una criticità necessaria per un bravo bartender.

Si passa quindi ad un’animata tavola rotonda dove molti bartender mettono in luce come spesso i formatori non abbiano grande esperienza e come i social network, per quanto aiutino lo sviluppo del settore, non puntino molto sul livello qualitativo dei cocktail

Leonardo Leuci

L’intervento di Leonardo Leuci

e sulla reale bravura di chi li realizza ma sulle mode, sul glamour e su elementi del tutto futili. Tutti d’accordo nel dire che bisogna investire su una formazione orientata all’italian style. Le ore volano e si racconta la storia del Vermouth di Torino, fra tradizione e innovazione, con Elena Delmagno, Ambassador Martini BA Southern Europe. Marco Russo, head bartender dello “speakeasy” meneghino 1930, svela alcuni segreti nella preparazione delle sue liquide creazioni. Samuele Ambrosi, bartender del Cloakroom Cocktail Lab di Treviso, ripercorre le vicende di Bitter, Elisir e Cordiali: dagli usi curativi ancestrali a quelli beverini più moderni. Focus anche sulla Mixing Wild, nuova frontiera della miscelazione che rielabora la natura incontaminata nel bicchiere. Per arrivare infine alla sorprendente storia del Sake: i metodi di preparazione, l’origine, i luoghi del suo sviluppo e i difficili quanto sorprendenti abbinamenti con gli altri cocktail e con il food. In compagnia del bravissimo Lorenzo Ferraboschi, sake sommelier e sake educator.

Ivan Donati

Sono giornalista, web editor per la precisione, da oltre dieci anni. Sono ufficio stampa di ConfCommercio Abbiategrasso, collaboro con importanti testate online, faccio radio, canto e suono il pianoforte da tempo immemore. Ho sempre amato parlare e scrivere di beverage, penetrare nei segreti dei bartender, dare spazio alle idee dietro un cocktail, un abbinamento, una drink list. Non mi interessano ricette, dosi e standard. Mi entusiasmano le idee, la professionalità e, perché no, quel filo di incosciente pazzia che accomuna tutti i creativi. Dietro ai banconi, ma non solo.

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