Hashtag giusti, foto, video e copy efficaci, brevi e rappresentativi del marchio. Sono le armi di un brand ambassador, cui ormai da anni le aziende si rivolgono per penetrare in modo mirato il proprio target nel mercato.
Non chiamatelo influencer. Quest’ultimo ha un ampio bacino di utenza, anche di milioni di followers, costituisce un esempio da seguire, un modello di lifestyle. L’ambassador può avere anche solo qualche centinaio di seguaci, un pubblico più targhettizzabile, spesso la maggior parte dei follower li conosce personalmente. La sua attività consente all’azienda di mantenere alto il livello di brand reputation, delinea una precisa brand identity e, non da ultimo, incentiva la brand awareness.
Come si diventa? Nel mondo del bar è una domanda ormai che si pongono in tanti. Pochi sanno, ad esempio, che esistono sistemi automatici per trovare il giusto profilo. Come Combin Growth, che analizza gli hashtag, i post, i commenti, i like, i follower e i following. In pratica la web reputation. Quindi, occhio a curare questi aspetti social. “Aggiungerei anche LinkedIn, spesso funziona anche il passaparola e utili sono poi le gare, legate a un brand, che ti consentono di fare, se vinci, un anno da ambassador”, spiega Francesco Spenuso, brand ambassador per Jack Daniel’s.
Rispetto ai più noti influencer, poi, gli ambassador sono persone ‘normali’, più ordinarie. La bellezza della loro normalità è proprio la chiave di successo che il brand vuole. La perfezione non è più quasi di moda.
“La cosa importante – continua Spenuso – è trasmettere i principi fondamentali del brand al pubblico di rifermento, in maniera genuina. Conta molto la spontaneità. Le persone alle quali parli capiscono se stai fingendo”.
Quindi, in sostanza, bisogna rispecchiare l’identità del brand. Se si opta di intraprendere questa carriera, non è bene che lo si faccia a caso. Un brand non vale l’altro.
“Assolutamente no. Un ambassador incarna al 100% i valori e lo spirito dell’azienda. Non è detto, altresì , che questa figura professionale possa rispettare i parametri, nonché gli standard e le caratteristiche di aziende diverse tra loro”. In sintesi, è uno che ci deve credere. Facciamo un esempio, uscendo dal mondo del bar. Ronaldo è l’ambassador perfetto per Dazn. Chi potrebbe dire che non incarni i valori dello sport che pratica?
Sulle competenze di questa figura, si può dire che alcune si giochino online. Non sono da sottovalutare, però, quelle offline. Anzi, soprattutto in questa fase in cui, a causa del covid, le attività sono ridotte, si può sfruttare l’occasione per aumentare altre skill. Interviste, articoli, video. Un ambassador è vivo prima, durante e dopo un evento.
“Se prima del covid, ovviamente, le masterclass venivano fatte in presenza, in loco, oggi, parlo ovviamente per me – sottolinea sempre Spenuso – nel caso specifico di Jack Daniel’s, il Tennessee Campus che veniva organizzato in 5 città italiane, è stato trasformato in un e- campus online. Con le stesse caratteristiche del campus in presenza. Quindi, è sempre una giornata di formazione, là dove si facevano masterclass e seminari, adesso organizziamo webinar, in più sto preparando anche degli articoli di approfondimento su argomenti che svilupperò nelle lezioni online, ricette e pillole. È un progetto che partirà da dicembre 2020 fino a giugno 2021”.
I prossimi mesi di isolamento temporaneo e forzato, se non altro consentiranno di focalizzare l’attenzione su studio e formazione, anche a distanza.