Alla scoperta del mondo del whisky: intervista ad Andrea Fofi e Pino Perrone

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Spirit of Scotland

Gli appassionati di whisky conosceranno di certo Spirits of Scotland, il più importante festival di settore italiano, ma l’attività dei fondatori di questo evento è ben più ricca ed articolata. Per questo abbiamo incontrato Andrea Fofi e Pino Perrone, nel loro magnifico show-room romano, Whisky & Co., per farci raccontare lo stato dell’arte di questo magnifico distillato.

Spirits of Scotland, A tutta torba, Whisky & Co., i corsi ed i viaggi. Attualmente la vostra attività nel mondo dei distillati di malto si sta allargando a macchia d’olio, ma come è iniziato questo lavoro? dove nasce la vostra passione?

Andrea Fofi:  Dov’è nata? Fino a cinque anni e mezzo fa mi occupavo di tutt’altro. La passione posso dire che è nata con una nuova occasione lavorativa, proprio quella di organizzare la prima edizione di Spirits of Scotland, che ho ideato insieme a Rachel Rennie, ma che poi si è allargata con l’arrivo di Pino, Emiliano ed Andrea Franco. Io non  avevo all’epoca una passione per il whisky semmai più per un certo tipo di relazioni e l’organizzazione di eventi. Mancava a Roma un evento sul mondo del distillato e quindi, rischiando, ci siamo ritagliati una piccola nicchia. Da lì mi sono appassionato al prodotto ed con la passione sono nate

Andrea Fofi

Andrea Fofi

tutte un’altra serie di realtà legate a questo mondo, come Whisky & Co., costruita insieme ad uno dei nostri espositori e a Pino.

Pino Perrone: Io ho iniziato ad interessami, inizialmente, di vino, nel 1989, grazie ad una frequentazione dell’epoca che mi ha avvicinato a prodotti diversi da quelli da scaffale di supermercato. Un mio amico giornalista mi propose poi di fare un corso da sommelier, che mi ha ulteriormente avvicinato. A partire dal 1992 ho iniziato ad assaggiare anche i distillati. Leggendo per caso i libri di Manuel Vazquez Montalban, in particolare attraverso il personaggio di Pepe Carvalho, un suo alter-ego, ho scoperto un whisky che si chiama Knockando. Ho comprato una bottiglia e mi son reso conto che era completamente diverso da quello che avevo assaggiato fino a quel momento. Da lì, assaggio dopo assaggio, è nata la passione. Nel frattempo ero diventato un venditore dell’Einaudi, ma vendere libri non era il mio lavoro ideale, così aprì un enogastronomia che divenne, quasi subito, un ritrovo di nicchia per appassionati di whisky. Per la prima edizione dello Spirits of Scotland sono stato coinvolto come collaboratore esterne da Rachel Rennie, mentre dalla seconda mi sono proposto di collaborare dall’interno, anche in virtù delle mie conoscenze di settore. Ora il team è una compagnie molto attiva e da lì è nato, con Andrea ed un importante imbottigliatore indipendente, Silver Seal di Massimo Righi, Whisky & Co. Anche

Pino Perrone

Pino Perrone

in questo caso siamo andati a colmare una lacuna, quella di un posto su Roma dedicato esclusivamente ai distillati. L’idea era quella di creare un luogo diverso dai corner delle enoteche, in cui i prodotti fossero frutto di una vera e propria ricerca, come già ce ne erano a Parigi, a New York o ad Hong Kong.

Com’è nato concretamente il progetto Whisky & Co.? Quanti e quali prodotti avete e qual è il vostro mercato?

Andrea Fofi: Il progetto di Whiksy & Co. nasce innanzitutto dal mio rapporto con Massimo Righi, che con Silver Seal è stato un espositore importante di Spirits of Scotland sin dalla prima edizione. Un rapporto che è andato ben oltre il lavoro. Dopo aver visto la sua realtà a Modena e aver vissuto insieme un paio d’anni di festival gli ho proposto di aprire una realtà a Roma. Pino all’epoca già collaborava con noi, ed era socio di Spirits of Scotland. Ho pensato che per lui questo progetto portava rappresentare un ulteriore passaggio per poter lavorare solo nel mondo dei distillati. L’idea è piaciuta a Massimo Righi e abbiamo costruito un progetto vero e proprio, scegliendo il centro di Roma perché l’obiettivo era quello di creare uno show-room prestigioso. Trovata la location è stato fatto un lavoro molto particolare per rendere lo spazio diverso dalla solita enoteca, con arredi minimalisti, quasi orientali, giapponeggianti, con materiali particolari, un grande banco d’assaggio o da degustazione, ideale anche per i corsi. Via Margutta ci piaceva perché abbiamo

Whisky & Co.

Whisky & Co.

pensato al whisky, ed in generale ai fine spirits, come ad un’opera d’arte.

Pino Perrone: Al momento Whisky & Co. conta circa un migliaio di bottiglie in vendita, con un 80% di whisky. La nostra attenzione si è rivolta in particolare ai single cask, ed in particolare agli imbottigliatori indipendenti. Abbiamo ovviamente anche molti imbottigliamenti originali, ma la nostra idea era di proporre qualcosa di diverso e di difficile reperimento nelle vecchie enoteche. Abbiamo puntato sull’eccellenza che può dare una singola botte, che non è mai uguale a se stessa, e dà una sorta di autenticità al prodotto. L’obiettivo è comunque di incrementare il numero di bottiglie nei prossimi anni. La clientela è molto varia. Vengono i ragazzi alla prima esperienza, che magari si sono avvicinati al whisky grazie al festival, che conta oltre 4000 presenze, fra cui molti giovani. Così come vengono tutti gli acquirenti che puntano ad un prodotto di alto livello, che trovano qui distillati unici, così come si forniscono da noi ristoranti stellati, alberghi cinque stelle e le attività che sono alla ricerca di whisky di nicchia. Il whisky funziona anche molto bene nei pub, perché il passaggio logico di chi vende birra è quello di proporre anche il distillato realizzato a partire dalla stessa materia prima, l’orzo. Essendo in una zona così centrale abbiamo poi anche molti turisti stranieri che entrano per curiosità o per passione; molti sono i clienti Turchi, brasiliani, di Hong Kong, Singapore, Taiwan ma anche americani, belgi. Riceviamo le richieste più disparate e cerchiamo di accontentare un po’ tutti, anche se può capire la volta che ti chiedono proprio il prodotto che non hai.

Dal vostro privilegiato osservatorio, come e quanto è cambiato il mondo del whisky?

Pino Perrone al Whisky & Co.

Pino Perrone al Whisky & Co.

Pino Perrone: E’ cambiato molto, ed è cambiato anche grazie ai festival, il nostro così come quello di Milano, che hanno fatto conoscere prodotti diversi da quelli che si trovano comunemente nei supermercati. Alla fine conosciamo solo quello che ci viene fatto vedere. Magari esistono tante realtà ma non sono alla tua portata, quindi finché non c’è un festival, un negozio a farteli notare o assaggiare comprerai sempre le stesse cose. Il mercato al momento è molto curioso, guarda alle nuove tendenze. Se penso a quando mi sono affacciato io in questo mondo, sembravo un alieno sceso sulla terra, perché nessuno sapeva nulla di whisky… I giovani di oggi sono molto più interessati al whisky. Il mondo sta cambiando e anche la produzione sta cambiando.

Andrea Fofi: E’ vero infatti che anche il whisky stesso si sta adattando ad altri modi di consumo. C’è un ampio uso in miscelazione, nel mondo della nuova mixology, ad esempio. Quello è un mercato interessantissimo, soprattutto per l’industria che, ovviamente, pensa ad i grandi consumi.

Whisky School

Whisky School

Fra gli ultimi progetti nati dal vostro team ci sono i corsi…

Andrea Fofi: I corsi nascono dalla necessità di inserire contenuti nuovi e formare delle persone, operatori di settore o neofiti, a questo mondo, partendo dai principi. Il team è formato da persone che hanno una conoscenza approfondita del settore, che copre tutti i suoi aspetti a trecentosessanta gradi. Il progetto, al pari del festival, ha avuto subito un ottimo riscontro da parte del pubblico. In un anno abbiamo fatto sei sessioni di primo livello formando circa novanta persone, abbiamo creato così un secondo livello, con relatori esterni, più tecnico e particolare, che ha avuto un buon successo. Prima dei corsi avevamo già creato l’“ABC del Whsiky”, un evento interno a Spirits of Scotland, che coinvolgeva coloro che venivano al festival in una breve formazione/degustazione di una ventina di minuti. Avendo visto quante persone le frequentavano il corso è nato quasi spontaneamente.

Un’ultima domanda scomoda. Potete consigliare, a chi si avvicina anche per la prima volta

Paul John Whisky

Paul John Whisky

al mondo del whisky, un prodotto che, anche per rapporto qualità prezzo, rappresenti un buon approccio a questo mondo?

Pino Perrone: Premetto che non voglio promuovere passioni personali e che il mio ruolo mi impone di essere super partes. Aggiungo poi che qui, al Whisky & Co., privilegiamo gli imbottigliatori indipendenti ed i Single Cask e quindi non potrei fare promozione ad un prodotto che ha un buon rapporto qualità prezzo, ma che però non è continuativo. Detto ciò, parlando di imbottigliamento originale e denunciando anche un mio conflitto di interesse, direi Paul John, il whisky indiano, che anche nelle espressioni più entry level, ha un ottimo rapporto qualità prezzo. Sfruttando un angel share superiore a quello scozzese, cinque sei volte maggiore, ottiene concentrazioni di aroma e sapori che solo lunghi invecchiamenti possono avere in scozia. Anche Kilkerran, ad Islay, sta lavorando molto bene. E’ appena uscito un ottimo 12 anni, che arriva sul mercato a delle cifre davvero abbordabili a chiunque, soprattutto in considerazione della sua grande complessità.

Giampiero

Dal cinema al whisky il passo può esser breve. Basta fare un viaggio in Scozia, perdersi magari nel cuore delle Highlands, e ritrovarsi a chiacchierare in un piccolo pub di Ullapool parlando di torbatura e imbottigliamenti. Nasce così una passione travolgente, girando l’Italia, l’Europa (e non solo) di degustazione in degustazione, di locale in locale... alla scoperta del meglio che questo universo può offrire. Cocktail preferito: Rob Roy Distillato preferito: Caol Ila 25 yo

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