Romeo Chef & Baker: miscelare col sapore

Il nuovo menù ‘culture pop’ e al contempo internazionale di Nico Sacco. Un gioco di sapori con food abbinato, per un risultato di grande qualità che strizza l’occhio al vintage, ma sempre in linea con il moderno gusto gourmet

Romeo Chef & Baker ormai non è una novità nel panorama romano. Il ristorante di Cristina Bowerman – chef stellata – ha aperto da tempo e al suo interno ha posto un immenso bancone bar di 24 metri. Qui gli spazi sono elementi di arredo, ampli, amplissimi. Il locale di Piazza dell’Emporio, infatti, si sviluppa su 20 mila metri quadri. Si potrebbe dire che anche l’aria che si respira, intrisa di profumi della cucina, della

Uno degli abbinamenti di Romeo Chef & Baker

Uno degli abbinamenti di Romeo Chef & Baker

pizzeria, del forno, e colorata dalle architetture minimali, fa tendenza. L’impressione che fa al visitatore appena entrato è quella di trovarsi in uno spazio diverso dal solito, aperto sì, ma in grado di avvolgere e conquistare l’ospite in ogni suo ambito. Per quel che ci riguarda, lungo i 24 metri di bar troviamo Nico Sacco. E’ lui, infatti, che li percorre accogliendo elegantemente la clientela.

Il bartender nella creazione dei cocktail segue una precisa filosofia che non può non sposarsi, visto il luogo, con la cucina, coi sapori condivisi, che regalano emozione al palato. Abbiamo assaggiato alcune proposte suggestive dal nuovo menù. Tutte abbinate con sapienza insieme a un piccolo ma prezioso ‘side’ di cibo. Lo zampino della stella Michelin firmata Bowerman è evidente, avrà sicuramente ispirato Nico nella ideazione dei suoi drink. Un

Uno dei cocktail presentati durante la serata

Uno dei cocktail presentati durante la serata

connubio che non sempre riesce bene, ma qui, ammettiamolo pure, risulta una carta vincente.

Siamo stati ‘rinfrescati’ dalle note gradevoli di un “Fragrance 5”, accompagnato da zeppola fritta con prosciutto di Langhirano. Accostamento perfetto. Non potevano mancare proposte da aperitivo tipiche del gusto italiano (bitters, vermut). Si va dalle note più classiche di ‘Romeo’ con profumi evidenti, a un “Negroni Svegliato”, che rivisita il noto cocktail con l’aggiunta di cioccolato e caffè. Il “Negroni Svegliato” è l’esempio lampante della filosofia di Romeo: unire il pop e la miscelazione – e il “Negroni” visita la fama si presta al tentativo – proprio come avviene nella parte ristorativa. Segno evidente che il connubio ristorante – bar ha intrapreso un cammino comune che non può che portare a felici conclusioni.

L’ intervista

Nico Sacco

Nico Sacco

Nico Sacco, ecco come si lavora con la cucina stellata

Come è nata l’idea del nuovo menù?

“L’idea del nuovo menù nasce da molti pranzi e molte merende tra me e Graziella (Graziella Tabucol, la barlady che lavora con Nico al bancone di ‘Romeo’, Ndr). Il nostro intento era quello di creare un menù dai gusti semplici e reperibili a tutti, creando uno stretto connubio con la cucina della nostra chef, che ci ha fornito molte idee. Tutti i nostri cocktail vengono accompagnati da finger food preparati da noi nel nostro bancone”.

Food e beverage, funziona?

“Devo dire che finora abbiamo avuto ragione. Adesso stiamo preparando il menù per l’autunno/inverno e ci saranno delle belle sorprese. Cercheremo di alzare l’asticella, con tecniche innovative ma senza strafare. La priorità è far star bene i nostri clienti e coinvolgerli il più possibile. Il resto vien da sè”.

Da bartender, com’è lavorare con una chef ‘stellata’ come Cristina Bowerman? Pregi

Uno dei cocktail di Nico Sacco

Uno dei cocktail di Nico Sacco

immaginiamo tanti, ma nemmeno un difetto?

“Auguro a chiunque un giorno di poter collaborare con lei. Non ti fa mai crogiolare sugli allori, ti spreme come un’ arancia. È il carisma fatto in persona. È sempre presente e sempre disponibile a qualsiasi confronto”.

Insomma, difetti zero?

“Difetti? Venite da Romeo. Vedrete chi è. Vedrete chi siamo!”.

Gaetano Massimo Macrì

Martiniano. Bartender/giornalista. Insegnante di quello che – seppur in molti sembrano esserselo dimenticato – va sotto la voce di “American Bar”. Tradotto significa: esigente bevitore al bancone e miscelatore ignorante, perché, come scriveva un ‘collega’ degli anni ’30 del secolo scorso (Elvezio Grassi in “1000 misture”) l’essere un buon barman è “sapere quanto poco noi sappiamo”. Mi sembra un ottimo punto di partenza. Per questo motivo vado in giro per locali, alla ricerca del mio perfetto martini cocktail, nonché del mio bartender di fiducia. Un po’ Ernest Hemingway, un po’ David Embury, un giorno scriverò anche io una ‘bartender’s guide’ o qualcosa del genere. Infine, ma assolutamente non da ultimo per importanza, ecco alcune disposizioni per chi fosse interessato a farmi da bere. Colui che mi preparerà un buon Americano, avrà la mia simpatia. Colui che saprà costruirmi un Boulevardier degno di nota, otterrà la mia riconoscenza. Se, poi, non solo non disdegnerà un Old Pal, ma sarà in grado di equilibrarmelo nella coppetta, godrà di tutta la mia più profonda stima. Il martini, tuttavia, è un’altra faccenda.

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