Drink Kong’s Era: Reflections 01

Drink Kong

Drink Kong

“Quante combinazioni possono nascere da una bottigliera così?”, recita un post della pagina Facebook del locale. Parliamo del Drink Kong, nuova creatura di Patrick Pistolesi che presenta un nuovo menù dopo l’apertura invernale. ‘Reflections 01’, il nome scelto per la serata, lascia intendere che seguiranno altre riflessioni in futuro. Anzi, confermano le voci dal team del bancone, che siamo in una fase di passaggio, un piccolo aggiustamento – tanto per benedire la nuova stagione calda – prima delle vere bombe. L’idea di fondo rimane la stessa: cocktail intrisi di suggestioni e citazioni, che l’istinto del cliente può catturare, scegliere e apprezzare.

A guidarci nella scelta è stato il colore: ogni cocktail ne ha uno, che rimanda a umori e sentimenti. “Seguite il colore che state riflettendo” è l’invito della prima pagina del menu. Rosso, “Red Kong”,’mindful, latino’, strizza l’occhio a un classico vermut cocktail, ingentilito da una punta di sherry fino e cordiale. Per incominciare, è l’aperitivo perfetto. E’ ancora giorno, il sole abbassa i suoi raggi gialli, scaldando le atmosfere brune del bancone e ci spinge alla ‘riflessione’ successiva, che è una tentazione, con cui viriamo, non poteva essere diversamente, sul giallo: “Catalano”, ‘orgoglioso, tenace, elegante’. Un “Sidecar” in salsa spagnola in cui la dolcezza di Torres 15 è alleggerita dallo sherry. Raramente si trovano cocktail così bene bilanciati e armoniosi. Il giro continua con uno sfizio, gentile, dolce richiamo all’estate che avanza, stagione in cui l’uva si destreggia sulle tavole. E allora, come diceva il

Red Kong

Red Kong

Sommo poeta: “Guarda il calor del sol che si fa vino”, optiamo per il giallo-arancio: “Summer Kup”, un gin cocktail ‘rinfrescante, sportivo, aristocratico’. Il succo d’uva chiarificato, col dolce sambuco tirerebbe un eremita fuori dalla grotta. Per finire, poiché conosciamo bene l’amore per il mondo del whisky di Pistolesi, ci buttiamo a piedi uniti su uno “Scottish Peaches”, whisky cocktail ‘profondo, adulto, prezioso’. Improntato a un forte aroma di pesca, sostenuto da una leggera dose di Disaronno, si regge sulla struttura del Macallan 18 senza appesantirlo.

Ciò che in generale stupisce del nuovo menu, 11 new entry e 6 best seller, è l’antitesi tra concetti che trova unità di intenti: cocktail classici non sempre prettamente freschi ed estivi, trovano qui veste nuova, più leggera. Più consona alla stagionalità, pur rimanendo legati all’origine. Così, per esempio, il whisky cocktail è pur sempre un whisky cocktail, ma… C’è sempre un ‘ma’ a regalarci sorprese e certezze. Fresco, sì, ma. Rispetto alla drink list iniziale, seppure ci troviamo in un momento di intermezzo, l’impressione è che si stia ulteriormente aggiustando il tiro, affinando le armi per le giuste ambizioni di un bar farà parlare di sé.

Drink Kong si è caricato sulle spalle il peso dell’apertura dell’anno. Le attese erano tante, non meno delle pretese, di dare vita a un locale diverso dai soliti schemi, che un

Summer Kup

Summer Kup

po’ strizza l’occhio nostalgico degli anni in cui predominava il neon, un po’ punta sul Giappone, amato da Patrick. In realtà è, nel cibo, nel mood della miscelazione, nelle atmosfere, un sunto del Pistolesi-pensiero, che dopo anni di girovagare per il mondo e per bar, ha deciso di dire la sua. Inutile negare quella sottile evidenza: il faccione del Kong rimanda, per peso e simpatie, al bartender italo-irlandese. Un peso che in realtà cela le ragioni della leggerezza, quella che Patrick ha scelto di seguire come stella polare nel dare vita alla sua creatura, e che adesso inizia a rivelare davvero il suo peso, data l’importanza del progetto. Un tocco da maestro, felpato, sottotraccia, che lascia il segno, insomma. Leggerezza sì, ma…

Drink Kong sta diventando sempre più un’attitudine, segno che, pian piano forse il progetto sta incominciando a prendere forma. L’impressione, sin dall’inizio di quest’avventura, è sintetizzata dalla frase di Henry Ford, che potremmo mettere in bocca a Pistolesi: “Sto cercando un sacco di uomini che hanno una capacità infinita di non sapere ciò che non può essere fatto”. Pretenzioso, certo, ma quasi sempre, chi vola alto è sempre solo. Parola di Kong.

Gaetano Massimo Macrì

Martiniano. Bartender/giornalista. Insegnante di quello che – seppur in molti sembrano esserselo dimenticato – va sotto la voce di “American Bar”. Tradotto significa: esigente bevitore al bancone e miscelatore ignorante, perché, come scriveva un ‘collega’ degli anni ’30 del secolo scorso (Elvezio Grassi in “1000 misture”) l’essere un buon barman è “sapere quanto poco noi sappiamo”. Mi sembra un ottimo punto di partenza. Per questo motivo vado in giro per locali, alla ricerca del mio perfetto martini cocktail, nonché del mio bartender di fiducia. Un po’ Ernest Hemingway, un po’ David Embury, un giorno scriverò anche io una ‘bartender’s guide’ o qualcosa del genere. Infine, ma assolutamente non da ultimo per importanza, ecco alcune disposizioni per chi fosse interessato a farmi da bere. Colui che mi preparerà un buon Americano, avrà la mia simpatia. Colui che saprà costruirmi un Boulevardier degno di nota, otterrà la mia riconoscenza. Se, poi, non solo non disdegnerà un Old Pal, ma sarà in grado di equilibrarmelo nella coppetta, godrà di tutta la mia più profonda stima. Il martini, tuttavia, è un’altra faccenda.

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