Rocktails: Christian Rock

Al Rocktales & cockt’nroll si canta messa: tutti davanti all’altare del Banana Republic in cerca di assoluzioni alcoliche. Il secondo appuntamento della stagione è stato un successo.

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Un momento della serata

Nell’anno del Signore 2019, primo giorno della quinta settimana di gennaio, si è svolta la messa in remissione dei peccati di ‘spirito’. Officiavano i reverendissimi frate Giuseppe Prosperi e padre Marco Fedele, del convento del Banana Republic, di cui era presente anche il rettore, l’arcidiacono Paolo Sanna. Ad accogliere i fedeli accorsi in gran moltitudine, due anime pie, suor Sabina Yausheva di The Pantheon Iconic hotel di Roma e don Antonio De Meo di Liòn Restaurant sempre nella città di Pietro. A memoria d’uomo mai simile esperienza era stata tentata. Il successo, possiamo dirlo in qualità di testimoni, ha arriso ai forti.
La cerimonia è iniziata con la benedizione dei sacri calici. I palati sono stati accontentati tutti. Chi scrive ha voluto iniziare il percorso di confessione con una ‘Vodka Martirio’, a base di spirito russo, vino speziato alla maniera piemontese e un liquido sapido (il sale è sapienza). Un’esperienza necessaria, perché, come riportato nell’opuscolo delle preghiere di suor Sabina e don Antonio, Gesù cambiò l’acqua in vino, ma sembra anche che occasionalmente, abbia bevuto vino. Poi, ricolmi di tanta gioia, abbiamo proceduto oltre, ma il saggio rettore Paolo ci ha intimato che bere andava fatto con il giusto rigore. Ecco il suo consiglio: bevi un ‘Mannaggia al Frangioletto’, intriso di spirito messicano e liquore

la "benedizione"

la “benedizione”

da frate. La tentazione di continuare, lo confessiamo, è stata forte. In accordo coi nostri compagni di ventura abbiamo detto: “ok, ultimo giro, ‘San Briacamo’ e stiamo”. Quale diletto per il palato, con il nostrano vino rosso e un liquore che rende omaggio ai nostri fratelli benedettini. Se avessimo potuto, avremmo preso anche il ‘Fraternum’ e il ‘Don Piña’, ma abbiamo fatto i bravi fedeli e come pecorelle smarrite siamo tornate all’ovile.
La storia vissuta ci ha insegnato che don Antonio e suor Sabina conoscono bene il loro mestiere e sanno raccoglierne i frutti. E che il convento del Banana Republic è sempre uno dei luoghi più ospitali sulla faccia di questa terra. Bravo frate Prosperi, speriamo continui nel suo percorso di propaganda, perché abbiamo sempre tanto bisogno di spirito, quello buono. Amen.
In calce a questo scritto, abbiamo riprodotto l’opuscolo di preghiere. Si prega di utilizzarlo ogni sera con giudizio e timore.

Gaetano Massimo Macrì

Martiniano. Bartender/giornalista. Insegnante di quello che – seppur in molti sembrano esserselo dimenticato – va sotto la voce di “American Bar”. Tradotto significa: esigente bevitore al bancone e miscelatore ignorante, perché, come scriveva un ‘collega’ degli anni ’30 del secolo scorso (Elvezio Grassi in “1000 misture”) l’essere un buon barman è “sapere quanto poco noi sappiamo”. Mi sembra un ottimo punto di partenza. Per questo motivo vado in giro per locali, alla ricerca del mio perfetto martini cocktail, nonché del mio bartender di fiducia. Un po’ Ernest Hemingway, un po’ David Embury, un giorno scriverò anche io una ‘bartender’s guide’ o qualcosa del genere. Infine, ma assolutamente non da ultimo per importanza, ecco alcune disposizioni per chi fosse interessato a farmi da bere. Colui che mi preparerà un buon Americano, avrà la mia simpatia. Colui che saprà costruirmi un Boulevardier degno di nota, otterrà la mia riconoscenza. Se, poi, non solo non disdegnerà un Old Pal, ma sarà in grado di equilibrarmelo nella coppetta, godrà di tutta la mia più profonda stima. Il martini, tuttavia, è un’altra faccenda.

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