Patrick Pistolesi e le acque toniche di Schweppes

Un viaggio in un mondo che si trasforma nel segno della modernità, dopo la rivoluzione francese e quella industriale, anche l’acqua acquista una nuova veste. Le bollicine di Schweppes sono il business di una società profondamente rinnovata. Patrick Pistolesi racconta quel che è successo allora con le acque frizzanti, tra una esibizione universale e l’altra, che hanno cambiato la percezione di bere di milioni di persone

Patrick Pistolesi, barman arcinoto e molto titolato (anche se non lo dirà mai), di sangue italiano e irlandese, oggi brand ambassador della Schweppes, ha chiuso la serie di appuntamenti del Gin Master Class presso il Gin Corner dell’ Hotel Adriano. Lo ha fatto da par suo, secondo il ‘suo’ personale modo di intendere la comunicazione e l’ambiente del bar. Per chi è stato presente, si è trattato di un evento unico, una grande esperienza, un momento di grande cultura del bere miscelato, sempre condito da una buona dose di ironia. Una delle regole di Patrick, infatti, è proprio quella di non prendersi troppo sul serio, lasciando passare con facilità informazioni importanti. Un po’ come quando si beve un suo “Gin Tonic”: frizzantino, che va giù liscio con piacere, innalzando il livello di brio. In breve tempo ci ha traghettati nel mondo di Schweppes, intriso dei sentori di modernità di un epoca che lasciava il ‘vecchio’, affacciandosi proprio su quel ‘nuovo’ che ha sempre saputo cavalcare con un certo

Patrick Pistolesi al Gin Corner

Patrick Pistolesi al Gin Corner

stile.
Siamo in un periodo in cui ognuno cerca di prendersi qualcosa. Nel 1783, agli inizi della prima rivoluzione industriale, il signor Johan Jacob Schweppe, un tedesco molto preciso, un orologiaio, si trasferisce in Svizzera e inizia a studiare il modo con cui creare l’acqua gassata. Si inventa il “Sistema Ginevra “, una vera e propria macchina e una formula per produrre gas in acqua. Era la prima acqua con bollicine prodotta in modo industriale. Ma per lanciare il business in una società nuova, dopo la rivoluzione francese e adesso quella industriale, non basta un’idea e saperla realizzare. Occorre anche e soprattutto saperla vendere. Due sono i passaggi fondamentali che consentono alla neonata azienda inglese di crescere rapidamente sul mercato. Intanto nel 1836, dopo circa 50 anni dalla sua invenzione, Schweppes si prende la Royal Guarantee, la autorizzazione reale data da sua maestà Re William IV, divenendo fornitore ufficiale della Famiglia Reale Britannica.
Quindi avviene il secondo passaggio fondamentale: nel 1851 si tiene a Londra la prima Esibizione Universale. Per l’occasione si costruisce il Crystal Palace, che sarà un grande esempio di architettura, molto imitato negli anni a seguire. “Oggi sappiamo bene il significato dell’ Expo”, racconta Patrick Pistolesi, “ma pensiamo all’epoca. Ogni cultura differente vuole partecipare a una manifestazione importante come quella della Esposizione Universale. Il Crystal Palace era grande quanto quattro stadi di calcio. Lì dentro c’era tanta tecnologia. E non solo: c’era persino la foresta del Sud’ America ricostruita per filo e per segno. Ebbene, a quell’appuntamento così importante e grandioso, Schweppes era presente con una sua grande fontana, che poi è il simbolo che ritroviamo nelle sue bottigliette”. Ben 7 milioni di persone si recano ad Hyde Park per visitare l’ Esposizione. “Vi invito a riflettere su questi dati. Nel 1851, in un periodo così rivoluzionario, con tutte le difficoltà comunque dell’epoca, di trasporto o la grande indigenza dei più, ecco, nonostante tutto ciò, un numero così enorme di persone, provenienti da tutto il mondo, visita la manifestazione. Schweppes vende oltre un milione di bottigliette. Per la prima volta una larghissima fetta di persone sente le bollicine nell’acqua. Deve essere stato straordinario”. Un’invenzione figlia anche del suo tempo, dunque, di quella modernità ormai così veloce nello svilupparsi, presto si sarebbe sposata con altri successi precedenti, dando luogo al famoso “Gin Tonic”. Emblema di un bere legato a tutto un periodo molto particolare. Ci tiene a precisare Patrick, ancora una volta, che in quel periodo ognuno vuole prendersi una fetta di mondo. La regina Vittoria si è proclamata anche imperatrice d’India, oltre che essere regina d’Inghilterra e d’ Irlanda. Cento anni prima Guglielmo d’Orange porta il gin in Inghilterra, la cui diffusione, come già spiegato da Alexander Frezza (leggere qui l’articolo), produce effetti devastanti “E’ stato come il crack degli anni ‘80”. Quindi deve ricorrere al gin act. Ora, pensiamo un po’ a quello che avveniva sulle navi della marina inglese. C’era il problema reale di dover tenere a bada un centinaio di uomini costretti per mesi in mare. “Il gin, allora”, dice Pistolesi, “era doppiamente utile: da un lato per ‘calmare’ gli animi, dall’altro per disinfettare. Si riteneva che potesse uccidere i batteri”. A questo dato di fatto, si deve aggiungere un dettaglio che serve a chiudere il cerchio: su quelle navi l’acqua si conservava nelle botti. Per cui dopo una settimana il liquido incolore e insapore diventava ‘barriccato’, praticamente imbevibile. Ecco perché addirittura ci mettevano l’Angostura, per ‘migliorarla’. Quando quei marinai, poi, arrivavano in India, rischiavano di prendersi la malaria. La fortuna vuole che un gesuita riesce a capire che il chinino era utile per contrastarla. Ogni medaglia, tuttavia, ha il suo rovescio. “Il problema era rappresentato dal fatto che il chinino ce lo aveva la Spagna, che capendone l’importanza, non lo avrebbe dato agli inglesi nemmeno se lo avessero pagato a peso d’oro”. E’ il periodo in cui ognuno vuole prendersi un pezzo di qualcosa, però, come si diceva. In quel clima antagonistico, non si va tanto per il sottile, si ricorre a qualunque mezzo per raggiungere un obiettivo. “Nasce così la prima spy story. Architettata dall’Inghilterra per impossessarsi del chinino. Come? Gli inglesi iniziano a educare i propri figli dai 5 ai 18 anni parlando loro soltanto in spagnolo. Li introducono così nell’ esercito spagnolo, e quando finalmente giungono come soldati fino in Perù, rubano il chinino”. Il gioco era fatto e da lì il passo per l’acqua tonica e quindi per la nascita del “Gin Tonic” viene di conseguenza. La tonica di Schweppes è inizialmente venduta in farmacia, prescritta dai medici. Presto si diffonde e scavalla l’aspetto ‘curativo’ per divenire costume. Quell’abitudine di aggiungere del gin e un po’ di succo di lime per rendere più gradevole il chinino, si trasferisce, attraverso i soldati inglesi in India, a tutto il Regno Unito.
All’inizio del ‘900 Schweppes intuisce che la comunicazione è tutto. Ecco perché decide di incrementare la campagna pubblicitaria, legando la propria immagine a quella di belle fanciulle, per celebrare la sua acqua tonica. In quell’anno si tiene un’altra Esibizione Universale, questa volta a Parigi, ancora più straordinaria rispetto a quella di Londra. Parigi si abbellisce nel

Schweppes tonic

Schweppes tonic

segno della modernità con la Tour Eiffel o il Museo d’Orsay. La sua Esibizione è un successo enorme. I visitatori sono 50 milioni e Schweppes riesce a vendere qualcosa come 45 milioni di bottigliette. Un vero e proprio tripudio per il marchio, che si distingue vincendo tutte e tre le medaglie, di oro, argento e bronzo. Nei ruggenti anni ’20 il marchio inglese intuisce che ‘sexy è meglio’. Inizia a giocare con la sensualità. Appaiono le prime pin-up. Così facendo Schweppes inizia a sdoganare un mondo, quello del beverage, prima appannaggio maschile. Crea i primi flavours (ginger beer, lemonade, orange…), una novità assoluta negli anni ’30, basata su una precisa idea di marketing. Nemmeno la seconda guerra mondiale ferma l’ azienda, che, anche se non produce le sue famose bottigliette, continua a comparire sui giornali con le pubblicità, per rassicurare i consumatori che, aldilà di tutto, Schweppes c’era ancora e anzi che sarebbe tornata. Infatti nel ’46 rientra con una nuova campagna pubblicitaria, sempre volta a colpire nel segno. La frase innovativa è: “Schweppervescence lasts the whole drink through”, (Schweppervescence dura per tutta la bevanda). Un messaggio chiaro: la Co2 per tutti. “Solo per capire l’eleganza che secondo me Schweppes cercava di dare al suo prodotto, l’azienda chiama un veterano della guerra in Corea per fargli fare il brand ambassador, più o meno quello che faccio oggi io, con molta meno eleganza e più sudore”, scherza Patrick, “che sono nato, da notare la coincidenza, l’anno in cui lui è morto”. Grazie al suo lavoro, Schweppes sbarca in Usa, nel tentativo di far capire cosa sia l’acqua tonica, come si debba bere. Allora negli Stati Uniti le bibite sodate erano considerate un premio per bambini. C’erano le drogherie che le preparavano in modo espresso (con le soda fountains). E’ lì che Schweppes pensa a qualcosa di differente. Nel ’57 nascono, infatti, due nuovi prodotti: Bitter Orange e Bitter Lemon, ideati esattamente per un pubblico adulto. Oggi Schweppes continua a muoversi lungo una scia di marketing e comunicazione sempre molto innovativi. Ultimamente si è rinnovata nei flavours, strizzando l’occhio al passato. La nuova bottiglia ricorda quella originale, che però aveva il tappo di sughero. Tant’è che veniva messa in orizzontale e grazie al suo corpo rotondo il liquido era sbilanciato verso il collo, in modo da tenere sempre umido il tappo. Se si fosse seccato, infatti, sarebbe fuoriuscita la Co2. Per il fatto stesso che non si reggesse in equilibrio da sola, ma dovesse rimanere distesa sul fianco, veniva chiamata la “bottiglia ubriaca”. Nella nuova veste Schweppes è uscita con i nuovi nati, i Premium Mixers, toniche con differenti gusti, concepiti per sposarsi perfettamente con un certo tipo di gin, esaltandone al meglio i flavours. La gamma prevede 4 acque toniche: Original Tonic, Pink Pepper Tonic, Orange Blossom & Lavender Tonic e Ginger & Cardamom Tonic.

La Original Tonic contiene una maggiore carbonatazione, ovvero più bollicine (+30%) e meno zuccheri (-20%). Per cui è in grado di esaltare meglio e più a lungo le note aromatiche di un gin premium. “Un Gin Tonic bevuto con questo prodotto è un’esperienza unica. Si percepisce bene il sapore del gin, ma si vive l’esperienza della Scweppeseffervescence di cui parlavamo prima”.
La Ginger & Cardamom è sicuramente quella più esotica. Si consiglia di miscelarla con gin molto aromatici o floreali. Il cardamomo è la terza spezia più costosa al mondo. Da qui l’idea di Patrick di utilizzare il nuovo premium per creare un Precious Mule, una variante del ‘solito’ Moscow Mule. “Ho aggiunto anche la Chartreuse dei padri certosini, che si lega bene al cardamomo e allo zenzero. E’ fatta con oltre cento spezie ed erbe, per cui è in grado di regalare una maggiore profondità rispetto, appunto, al solo zenzero e cardamomo”.

Patrick Pistolesi durante la masterclass

Patrick Pistolesi durante la masterclass

La Pink Pepper è una tonica al pepe rosa, che non è in realtà, come gli altri tipi di pepe, una spezia appartenente al genere Piper nigrum, ma qui parliamo delle bacche di Schinus terebinthifolius. La casa la consiglia coi gin aromatici. “E’ molto delicata, direi che si sposa bene anche con un tequila. Per quello ho pensato a un ‘flirt’ come cocktail per provarla. Ho cercato di dare un po’ di brio. Siamo stati tutti ragazzini, tutti abbiamo avuto un flirt. Quella sensazione precisa, quell’ attimo prima in cui sai che lei ‘ci sta’. Ecco, qui c’è il ricordo di quelle sensazioni, di quei flirt, il cocktail si chiama Mexican Flirt”.
Infine, la tonica Lavender & Orange Blossom, ai fiori d’arancio e lavanda. Schweppes indica gin floreali o secchi per godere meglio tutte le sfumature del prodotto. Per Patrick ci sono ricordi del passato che vengono evocati: “La lavanda ricorda mia nonna, gli armadi, il profumo dei vestiti ben piegati”. Il cocktail pensato da Pistolesi per esaltare quei flavours, lo riportano a New Orleans, quando il barman Henry Ramos si inventa il Ramos Gin Fizz, con la shakerata più lunga della storia del bar (ben 16 minuti secondo il suo creatore). “Ramos utilizzava proprio i fiori d’arancio per togliere quel sentore del bianco d’uovo contenuto nel coctkail. Mi piace pensare che se oggi fosse stato qui, adesso, magari avrebbe creato un Gin Fizz con un tocco di fiori d’arancio e lavanda. Quindi, il nome a cui ho pensato per il cocktail è If Henry was alive”.

La lezione termina qui. L’ultimo appuntamento dei Gin Master Class celebra la convivialità del bere, una filosofia del bar che Pistolesi da sempre porta avanti, costruendo la regia di ogni locale in cui ha servito e continua a servire gli ospiti. Come un grande istrione, dietro la maschera da attore nato (ha un trascorso da attore di teatro) nasconde un grande sapere, senza però mai ostentarlo. L’arte della recitazione la usa per intrattenere, mai ingannare, sia chiaro. Una delle sue qualità, è proprio la trasparenza unita a una forte dose di umanità. La migliore definizione di sé, del resto, l’ha fornita lui stesso: “Mi piacciono le cose che si mettono nei bicchieri. Bevo come un irlandese e mangio come un italiano. E ricordatevi che un bar non può aprire senza Schweppes!”.
A noi non resta che attendere i nuovi Master del Gin Corner. Il successo di questa ‘prima edizione’ non può che farci augurare nuovi e sempre entusiasmanti cicli sul Gin per tutti.

Gaetano Massimo Macrì

Martiniano. Bartender/giornalista. Insegnante di quello che – seppur in molti sembrano esserselo dimenticato – va sotto la voce di “American Bar”. Tradotto significa: esigente bevitore al bancone e miscelatore ignorante, perché, come scriveva un ‘collega’ degli anni ’30 del secolo scorso (Elvezio Grassi in “1000 misture”) l’essere un buon barman è “sapere quanto poco noi sappiamo”. Mi sembra un ottimo punto di partenza. Per questo motivo vado in giro per locali, alla ricerca del mio perfetto martini cocktail, nonché del mio bartender di fiducia. Un po’ Ernest Hemingway, un po’ David Embury, un giorno scriverò anche io una ‘bartender’s guide’ o qualcosa del genere. Infine, ma assolutamente non da ultimo per importanza, ecco alcune disposizioni per chi fosse interessato a farmi da bere. Colui che mi preparerà un buon Americano, avrà la mia simpatia. Colui che saprà costruirmi un Boulevardier degno di nota, otterrà la mia riconoscenza. Se, poi, non solo non disdegnerà un Old Pal, ma sarà in grado di equilibrarmelo nella coppetta, godrà di tutta la mia più profonda stima. Il martini, tuttavia, è un’altra faccenda.

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