La mia passione per il bartending è scoppiata per caso durante la mia carriera universitaria. Tra una lezione di economia e un esame, ho iniziato a lavorare a Trastevere, al Baylon Cafè, un ristorante/cocktail bar nel cuore del quartiere dove ho avuto l’opportunità di crescere sia dal punto di vista professionale che da quello umano. In questo locale ho infatti iniziato
come barback per poi arrivare a ricoprire la posizione di bar e restaurant manager. Dopo circa 5 anni ho scelto di provare una nuova esperienza e mi sono spostato a Milano, dove ho iniziato a lavorare come bartender e waiter al 1930, famoso cocktail bar da anni nella lista dei The World 50 Best Bars. Questo locale è stato importantissimo per la mia carriera poiché ho imparato tecniche e preparazioni innovative che ancora oggi utilizzo con grande entusiasmo. Il 1930 mi ha aperto la strada e mi ha reso più consapevole dei miei mezzi e, alla fine di un bellissimo anno, sono approdato alla guida del bar al The Botanical Club, cocktail bar con cucina dallo stile provocatorio e avanguardista. Due anni qui e un grande passo avanti per la mia carriera, imparando l’importanza del ruolo del manager e la gestione di un team e un bar con alti volumi. Qui sono stato notato dal manager di Camparino in Galleria che mi ha chiamato a ricoprire il ruolo attuale di mixologist nel locale più storico e allo stesso tempo innovativo di Milano.
Sei nominato nella sezione Bartender Under 30 dell’Anno dei BarAwards 2020, raccontaci la tua emozione e quale, secondo te, e senza falsa modestia, la ragione per cui sei in questa già prestigiosa short list. Tu hai mai partecipato a competition tra bartender? Che esperienza ne hai conseguito, a cosa servono, se servono le competition per il settore e perchè…
Questa candidatura è stata una piccola-grande soddisfazione in un anno sicuramente poco da ricordare. Motivo di grande gioia poiché significa che sono stato notato per il lavoro che sto facendo insieme a tutto il team del Camparino in
Galleria e che l’impressione che ho dato è quella di un professionista serio e preparato. Avevo già partecipato ad alcune competition, ottenendo ottimi risultati e questa dei Bar Awards è sicuramente un’ottima opportunità per dimostrare ai miei colleghi ma soprattutto a me stesso che il duro lavoro e lo studio costante ripagano sempre a lungo andare. In generale penso che le competition siano un modo per avere visibilità e per mettersi alla prova, ma non bisogna demoralizzarsi se non si ottengono i risultati sperati e sognati, il momento arriva per tutti…
Quale è, secondo te, il segreto per un cocktail perfetto? Quando un nuovo cliente arriva al tuo bancone cosa noti subito che ti possa aiutare a capire gusti e preferenze per creare il drink cucito su misura?
Non penso esista il cocktail perfetto o perlomeno non penso esista un segreto per realizzarlo. Ogni giorno al bar incontriamo migliaia di persone e ognuna di loro ha gusti differenti o esigenze di bevuta diverse per i vari momenti della giornata. Un bravo bartender deve saper cogliere queste differenze e farne tesoro, per cucire su misura il cocktail perfetto per i suoi clienti. Quando un cliente entra al bar, la prima cosa che faccio è salutarlo e farlo sentire subito a casa. In questo modo riesco a osservare molte cose (saluto, abbigliamento, accessori ecc..) e, a queste informazioni, se ne aggiungeranno altre, magari dopo una breve chiacchierata. Ecco, adesso il gioco è fatto: basterà mixare quelle informazioni e bilanciarle alla perfezione!
Quale è il tuo spirito o ingrediente preferito e perchè? E quale il drink che preferisci bere e perchè?