World Class 2021: I Protagonisti – Virginie Amélie Doucet

Per la nostra serie di incontri con i protagonisti della Diageo World Class 2021 abbiamo intervistato Virginie Amélie Doucet

Raccontaci la tua formazione professionale e, in primis, da dove arriva la tua passione per il bartending…

Virginie Doucet

Virginie Doucet

Sono Virginie Amélie Doucet, 30 anni, nata e cresciuta in Bretagna (Francia). La mia carriera è iniziata nel 2014, in Corsica, facendo la stagione estiva, da lì è nata la mia passione per il bancone. Dopo tre anni a vivere e lavorare lì facendomi di già un esperienza solida sull’isola, ho avuto voglia di crescere nel mondo della Mixology, e ho deciso di venire a vivere a Firenze in 2017, che fu un momento perfetto visto che stava evolvendo il mondo della Mixology nella città, dovuti a diverse aperture di notevoli cocktails bar, o alla Florence Cocktail Week.
Quando sono arrivata, ho lavorato al Rex Café, e da lì ho saputo rapidamente farmi conoscere e circondarmi di grandi professionisti. Sono potuta lavorare in reputi cocktails bar, come ad esempio Ditta Artigianale, Jazz Club, oppure Florence Out Of Ordinary, allo Studente Hotel, nella squadra di Luca Manni. Ho continuato poi a cambiare bancone, andando a lavorare al MAD – Souls and Spirits, o ultimamente il Floreal.

L’edizione di questa WorldClass è stata inequivocabilmente unica. Esibirsi su una piattaforma online come ha modificato l’approccio alla gara?

È stato una grande sfida per me, perché sono un pò abituata ormai a gareggiare, e la cosa che mi piace è confrontarmi dal vivo con i partecipanti e la giuria, i professionisti presenti. Così, facendo la gara dalla mia camera è stato molto particolare, ma interessante comunque. Sarò sincera però, direi che mi sembrava di fare un tipo di incontro online, piuttosto che una gara. Sono una persona che si nutrisce dell’energia che ha intorno a sé, così mi sembrava più formale, nonostante la bravura di tutto lo staff della WorldClass per fare in modo si non fare troppo sentire la mancanza del palco scenico.

Virginie Doucet

Virginie Doucet

Senza emozioni per l’esecuzione del cocktail – solo da presentare – la sfida è stata più sul concept e si affida molto alla narrazione. Quali sono state le difficoltà? Lo speech, la ricerca di informazioni, convincere la giuria?

Come dicevo prima, per me sembrava più una presentazione diciamo scolastica, un incontro fra professionisti che una gara in sé. Il fatto di non poter eseguire un cocktail e farlo assaggiare toglieva un po’ di sfida alla gara. Da un altra parte, il fatto di dover proprio presentare un progetto era molto stimolante, l’impegno era altro. Era molto più concentrato ovviamente sullo studio, su una teoria che sulla pratica, ma era molto interessante. Grazie a quello mi si è aperto un mondo.

Quale è, secondo te, il segreto per un cocktail perfetto? Quando un nuovo cliente arriva al tuo bancone cosa noti subito che ti possa aiutare a capire gusti e preferenze per creare il drink cucito su misura?

Lo dico sempre, sono una persona molto empatica. E quindi, vado di sentimento. Provo di capire in pochi secondi come soddisfare il mio cliente, che sia dalla maniera di esprimermi, al servizio, al cocktail, guardandoli, ascoltandoli. Il suo atteggiamento, il suo interesse o no, mi aiutano a capire cosa posso offrirli.
Non penso che ci sia un cocktail perfetto, penso invece che ci sia un momento perfetto, che faccio in modo io di creare col mio cliente quando viene da me. Voglio che quando si trova da me, si senta coccolato, curato, speciale, anche se si tratta di un tempo corto.

Virginie Doucet

Virginie Doucet

Quale è il tuo spirito o ingrediente preferito e perché? E quale il drink che preferisci bere e perché?

Non ho di grande preferenza quando si tratta di spirito, bevo un po’ di tutto, so cosa non mi piace e so cosa mi esalta. Al lavoro però, mi piace valorizzare dei prodotti territoriali, e soprattutto i liquori più che dei spiriti, che secondo me mettono tante sfumature nei cocktails.
Da bere però… Il mio cocktail preferito è il Bloody Mary. Per me è un cocktail che si può bere a qualsiasi momento della giornata, facile da fare, coccoloso, fresco, che puoi personalizzare senza problemi. Io personalmente, mi pace bererlo col Mezcal, e una goccia di agave in più dentro. Una meraviglia.

Tornando a questa edizione della world class chi vincerà secondo te? Quali sono i concorrenti che ti hanno impressionato di più?

Non posso fare nome, per principio diciamo, faccio il tifo per tutti, ma perché anche questa edizione è davvero unica e molto, molto sorprendente… Non era una gara classica, e chi è in grado di fare da bere di maniera stupenda si è forse fatto fregare da questa presentazione online. È una gara a 360 gradi quest’anno, che secondo me rivela il meglio di tutti i Bartenders arrivati in finale, che neanche loro forse si aspettavano di avere questi skills !
Sono rimasta impressionata davvero da tanti, tantissimi concorrenti, perché appunto, questa gara l’ho trovata molto intima, molto personale, e ognuno aveva diciamo la sua melodia… Ed era molto bello ed interessante da vedere e vivere.
Faccio solo un grande in bocca al lupo ai finalisti, un saluto agli altri concorrenti !

 

APA NERA

APA NERA

Il cocktail 

APA NERA

30 ml Ketel One Vodka

40 ml Ippocrasso Patrimonio*

Top Acqua frizzante

Tecnica : Build
Ghiaccio : Cubetti
No garnish
* Ippocrasso : Vino speziato e addolcito col miele, secondo una ricetta del medioevo, di cui il metodo è la macerazione.
Era preparato solo in alcune zone d’Europa, di cui la Francia, la Grecia, la Toscana o ancora la Spagna.

Il mio cocktail “APA NERA” è basato sull’apicoltura Corsa, la sua storia e il suo savoir-faire nel tempo.
Ho esclusivamente usato ingredienti del villaggio di Patrimonio. “Apa Nera” è il nome dell’ape corsa, specie protetta e unica al mondo. Il bicchiere è una collaborazione con un artista di Patrimonio anche, che ho fatto mandare in Toscana, e poi dipinto io su.

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