I protagonisti del 2020: intervista a Francesco Spenuso

Continuiamo le nostre interviste ai professionisti del mondo beverage a pochi giorni dalle premiazioni dei Barawards 2020, ascoltando la voce dei nominati al premio. Oggi sentiamo Francesco Spenuso, 39 anni, nato a Napoli, da 20 anni a Roma, brand ambassador di Jack Daniels, dal 2020 segue anche la parte spirit del Gruppo Montenegro. Proprietario, con il fratello Dario, di Stritt, street bar a Terracina. Dal 2009 al 2020 ha gestito come co-proprietario la scuola barman Flair Project.

Raccontaci la tua formazione professionale e, in primis, da dove arriva la tua passione per il bartending

Francesco Spenuso in "cattedra" alla Flair Project

Francesco Spenuso in “cattedra” alla Flair Project

La formazione è il mio pane quotidiano. Da piccolo dicevo di volere un bar, senza sapere ancora cosa fosse, ma evidentemente questo mondo già mi affascinava! Ho frequentato l’Istituto Alberghiero di Fiuggi, uno dei migliori in Italia e, dopo il diploma, sono partito per Londra dove sono rimasto per circa 5 anni e dove ho iniziato a fare i primi corsi. Lavoravo nella city, che esperienza! Tornato in Italia ho iniziato a frequentare decine di corsi e masterclass e in breve, nel 2009, sono entrato nel team Flair Project, diventandone socio, fino al 2020. In questi anni ho avuto la fortuna di organizzare in prima persona centinaia di giornate formative con i più grandi professionisti del nostro settore. Nel 2016 ho iniziato l’esperienza con Jack Daniels e nel 2020 con il Gruppo Montenegro, oltre all’apertura di Stritt nel 2019.

Eri in nomination nella sezione Brand Ambassador dell’Anno dei Barawards 2020: raccontaci la tua emozione e quale, secondo te, e senza falsa modestia, la ragione per cui sei stato in questa prestigiosa short list. Tu hai mai partecipato a competition tra bartender? Che esperienza ne hai conseguito, a cosa servono, se servono le competition per il settore e perché…

Francesco Spenuso

Francesco Spenuso

Beh, senza falsa modestia sono nella Top Ten da 4 anni, con un secondo posto nel 2017: una grande soddisfazione personale, dopo appena un anno che facevo il brand ambassador! In tanti hanno votato il mio nome e questa è la vera soddisfazione: significa che hai lasciato qualcosa durante le masterclass, e penso di meritarlo, perché ci credo davvero in quello che faccio. Ho partecipato alla Diageo World Class per 3 anni, superando sempre le selezioni e con un bellissimo secondo posto nel 2014, nelle semifinali di Roma. Le competition servono a gestire le emozioni, a lavorare sui propri limiti e a conoscere colleghi con cui legherai tantissimo. Quindi, confronto e crescita. Consiglio a tutti di provare a mettersi in gioco.

Cosa significa lavorare come brand ambassador e nello specifico cosa fai nel tuo lavoro?
Nel mio caso significa portare Jack Daniels in giro per l’Italia, spiegandone le peculiarità, le fasi produttive, il tasting e il suo ruolo nella miscelazione. Durante le masterclass – circa 250 nei primi 2 anni e mezzo – cerco di spiegare in modo genuino e scorrevole i motivi per il quale Jack è il whiskey più venduto e più bevuto al mondo. La merceologia sta alla base del nostro mestiere, poi viene la miscelazione. Questo avviene nelle scuole barman d’Italia, negli eventi, dai grossisti, per la rete vendita o per uno staff specifico. Ovvio che, con interlocutori diversi, bisogna saper trovare il giusto modo per far passare i concetti. La tiritera o la markettata ripetuta non porta frutti, secondo me. Capire chi si ha davanti è fondamentale, d’altronde, questo avviene anche al bancone con il cliente.

Facendo riferimento alla tua professione da bartender, quale è, secondo te, il segreto per un cocktail perfetto? Quando un nuovo cliente arriva al bancone cosa noti subito che ti possa aiutare a capire gusti e preferenze per creare il drink cucito su misura?

Francesco Spenuso in miscelazione

Francesco Spenuso in miscelazione


Il segreto sta nel capire cosa vuole bere il cliente, ma senza farlo sentire a disagio. Spesso il bartender, invece di fare da oste al banco, sembra che stia tenendo seminari! Non sempre chi ci ascolta ha la nostra stessa preparazione e, soprattutto, poco interessa al cliente di quanto sei bravo. Vuole stare bene e a suo agio: questo è il nostro mestiere, poi che tu sappia fare un buon drink…beh sei bartender quindi non è che hai fatto chissà cosa! Il banco bar è un luogo magico e chi si avvicina vuole entrare in quel mondo: accompagniamolo e dai suoi occhi arriverà la risposta. La bevuta cambia spesso, sta a noi capire quando e cosa vuole in quel momento e qui l’esperienza ha un grande ruolo, insieme alla preparazione.

Quale è il tuo spirito o ingrediente preferito e perché? E quale il drink che preferisci bere e perché?
Bevo gin, se devo sceglierne uno in particolare, ma apprezzo anche molto i distillati di vino e la torba nel whisky. Il gin perché mi ha formato l’esperienza a Londra; i distillati di vino perché adoro bere vini e quindi mi affascina capire la loro evoluzione nella distillazione, mentre la torba perché dona al whisky un profilo di altri tempi, ingrediente magico e affascinante. Riguardo i drink, il classico Gin Tonic d’accompagno, il Martini quando si parla di cose serie, ma anche un bel White Lady fatto bene ha il suo perché nelle sere d’estate.

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