World Class 2021: i protagonisti – Christian Comparone

Per la nostra serie di interviste dedicati ai protagonisti della Diageo World Class 2021 torniamo a Roma per incontrare Christian Comparone, del caratteristico Lonely Avenue

Raccontaci la tua formazione professionale e, in primis, da dove arriva la tua passione per il bartending…

Christian Comparone al Lonely Avenue

Christian Comparone al Lonely Avenue

Mi chiamo Christian Comparone e sono nato a Roma 32 anni fa. La mia passione per il bartending nasce negli hotel di lusso dove si ha la possibilità ogni giorno di incontrare e condividere opinioni ed esperienze con persone di tutto il mondo.
Negli ultimi 12 anni ho avuto l’ opportunità di lavorare con compagnie di Hotel di lusso come Andaz, Marriott e Hilton dislocati tra Londra, Sydney e Tokyo occupandomi principalmente di bar, training, sostenibilità, ricerca e sviluppo.
Dopo circa 5 anni trascorsi a Londra lavorando in hotel, decisi di spostarmi in Australia nel 2013, Sydney per la precisione , ricoprendo inizialmente il ruolo di Venue Manager per il lussuoso Zeta Bar, Hilton Sydney e poi successivamente direttore della mixologia per l’intera area dell’Australasia.
Nel 2019 decisi di rientrare in Italia con la fondazione di un piccolo cocktail club di soli 16 MQ nel quartiere di Testaccio chiamato Lonely Avenue. Si tratta un piccolo salotto del 1913 stile Art Deco dove sono disponibili solo 4 posti (solo su prenotazione).
I nostri ospiti sono professionisti ed amanti del buon bere, infatti, il principale obiettivo é quello di offrire educazione e sensibilizzazione al buon bere, responsabilizzazione sul consumo dell’alcool e somministrazione, con la riscoperta del bar come area di socializzazione e cultura, svelando aneddoti, cenni storici e nozioni tecniche con incontri e masterclass.

L’edizione di questa WorldClass è stata inequivocabilmente unica. Esibirsi su una piattaforma online come ha modificato l’approccio alla gara?

Dopo 12 anni di questo lavoro ho imparato a saper leggere le persone sin dai primi passi varcati oltre la soglia del bar. Alcuni dettagli riescono ad essere colti (solo dai più attenti) approcciando l’ospite di persona.
Essere ospitale é una capacità che si sviluppa e si affina nel corso degli anni attraverso esperienze vissute sul campo, cercando di soddisfare le necessità più personali di ogni singolo individuo che quella specifica sera diventa tuo ospite.
Lo schermo, sfortunatamente ha reso queste capacità pressoché nulle, falsando di conseguenza quelle che dovrebbero essere le capacità e qualità di un bartender di intrattenere, educare, saper leggere ed anticipare le necessità di ogni singolo ospite, limitando il giudizio alle capacità più necessarie ed evidenti.

Senza emozioni per l’esecuzione del cocktail – solo da presentare – la sfida è stata più sul concept e si affida molto alla narrazione. Quali sono state le difficoltà? Lo speech, la ricerca di informazioni, convincere la giuria?

La seguente risposta é molto legata a quella precedente: la più grande difficolta che ho riscontrato durante la presentazione é stata la lotta contro il tempo.
Racchiudere il mio background, concept e collaborazioni e spiegazione del drink in un pugno di minuti ha reso la prova un vero challenge. Sfortunatamente, in questo mestiere, quando é giocato sul campo, il dono della sintesi
non viene mai premiato.

Christian Comparone

Christian Comparone

Quale è, secondo te, il segreto per un cocktail perfetto? Quando un nuovo cliente arriva al tuo bancone cosa noti subito che ti possa aiutare a capire gusti e preferenze per creare il drink cucito su misura?

Come dicevo, appena un nuovo ospite entra nel bar é buona usanza avere un primo contatto con un saluto di benvenuto. La risposta che riceveremo ci servirà per trarre i primi indizi:
-ha voglia di parlare/non ha voglia di parlare;
-ha avuto una buona giornata/ha avuto una pessima giornata.
Il comportamento di un vero professionista si adatterà alle necessità del cliente. Il cocktail perfetto é diverso per ogni ospite, disegnato intorno ai gusti e legami che ogni persona ha con un ingrediente o con una ricetta , aggiungendo
un tocco personale per rendere l’esperienza memorabile e far sentire l’ospite speciale e a proprio agio.

Quale è il tuo spirito o ingrediente preferito e perché? E quale il drink che preferisci bere e perché?

Il drink che preferisco bere si chiama Daiquiri ed é un drink molto semplice all’apparenza, composto da soli 3 ingredienti tra cui Rum giovane cubano, succo fresco di lime e zucchero. Meno sono gli ingredienti nel drink e più sarà equilibrarli fra loro. Infatti possiamo dire che un Daiquiri é un ottimo test per misurare le capacità di bilanciamento e di proporzione di un bartender.
Per quanto riguarda il mio ingrediente preferito é sicuramente l’aceto perché, con le sue qualità e tipologie, si può rendere complesso anche il drink più banale.Per concludere, il Mezcal é il mio spirito prediletto per la sua rusticità di produzione e le sue note affumicate e caserecce.

Tornando a questa edizione della world class chi vincerà secondo te? Quali sono i concorrenti che ti hanno impressionato di più?

Posso definirmi un bartender old school e prediligo la semplicità e reperibilità degli ingredienti, anche se il mio stile é caratterizzato da accostamenti meno probabili e prettamente culinari.
Sfortunatamente nel periodo storico in cui ci troviamo, attrezzi o tecniche tipo Rotovapor, fermentazioni multiple in lattina, lactofermentazione e ingredienti poco reperibili o eccessivamente lavorati sembrano essere una costante, rendendo il cocktail un prodotto
di nicchia ed apprezzabile da pochi esperti o persone del campo, in grado di capire a pieno il lavoro svolto dietro le quinte, dimenticando quindi la clientela non esperta, che fra l’altro rappresenta la stragrande maggioranza nel nostro paese.
Spero che chiunque andrà a rappresentare l’ Italia all’estero sia in grado di realizzare un drink che si può replicare in tutti i bar del mondo, anche in quei bar dove i budget a disposizione sono più modesti e le possibilità di preparazioni più contenute.
Detto questo la prova e il drink del Signor Gabriele Zambarelli è stata la mia preferita per la sua preparazione e ricerca nel drink presentato.

 

Se-Duck-tive Bee-tter

Se-Duck-tive Bee-tter

Il cocktial

Se-Duck-tive Bee-tter

50 ml Ketel One fatwashed con grasso d’oca (cera d’api per versione vegetariana)

2 barspoon Amaro Formidabile

45 ml Riduzione di Radicchio Rosa e Fragole

1 barspoon Aceto di vino rosso

1 goccia orange bitter

Metodo: Stir & strain

 

Come detto poc’anzi, il mio stile tende a riproporre esperienze culinarie rivisitare per soddisfare i criteri di cocktail classici. il nome “Se-Duck-tive Bee-tter” oltre al gioco di parole che richiama all’anatra e alle api, vuole rendere un gusto prettamente amaro
affascinante e seducente dando vita ad uno stile di drink unisex, lievemente amaro con note di miele. Il punto di partenza quindi é la famosa ricetta: Petto d’anatra all’arancia con verdure di contorno e frutti rossi.
Il drink vuole inoltre valorizzare i molteplici utilizzi del miele ( ingrediente richiesto nel toolkit insieme alla vodka Katel one) anche nel campo cosmetico, servendo al fianco del drink una lozione mani homemade con propoli e cera d’api,
con essenza di Crosta Pane e miele. Spalmata sulle mani ed ogni qualvolta il bicchiere verrà avvicinato alla bocca per il sorso, saranno percepite le ulteriori note culinarie, le quali completeranno il drink donando un’esperienza multisensoriale sensoriale a
360 gradi. Inoltre il drink viene servito con una pelle di radicchio rosa e fragole laccata al miele per accorpare il drink con deliziosi bites di sostenibilità.

 

Volevo ringraziare particolarmente:

-Arianna Vulpiani per e la sua Biofarm di Roma per il Miele Bio, propoli e cera d’api, radicchio, fragole;
-Armando Bomba fondatore di Amaro Formidabile di San Basilio
-Antonella Bondi per l’ essenza crosta di pane e miele

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