World Class 2021: i protagonisti – Giorgio Lupi

Per la nostre interviste ai protagonisti della Diageo World Class 2021 incontriamo Giorgio Lupi, ecco le sue rispsoste.

Giorgio Lupi

Giorgio Lupi

Raccontaci la tua formazione professionale e, in primis, da dove arriva la tua passione per il bartending…

Sono nato Nato e Cresciuto a Lerici un piccolo paese nel Golfo dei poeti in Liguria, mio padre era chef e aveva un ristorante prestigioso e mia madre un bar pasticceria. Praticamente sono nato tra un fornello e una planetaria. Mancava il Mondo del bartending in Famiglia e c’ho pensato io…
La mia passione per questo lavoro nasce probabilmente dal fatto che è un lavoro fatto di storie, di persone e di storia. Il popolo della notte mi ha sempre affascinato e dal momento che ho potuto frequentarlo non me ne sono mai allontanato.

L’edizione di questa WorldClass è stata inequivocabilmente unica. Esibirsi su una piattaforma online come ha modificato l’approccio alla gara?

É stato… strano, nonostante avremmo dovuto ormai essere abituati a comunicare via pc visti tutti i seminari e webinar fatti in questo anno non è stato cosi semplice. Non sei esattamente nella tua confort zone ossia dietro un bancone o tra i tavoli del locale, non hai davvero la percezione di quello che succede al di fuori del monitor. Da subito mi è stato chiaro che non poteva essere il drink il centro della competizione ma piuttosto quello che ci girava intorno. Di fatto mio speach è stato fatto volutamente su questa riga. É un drink per un progetto e non è il progetto di un drink. Secondo me era questa la chiave di volta.

Senza emozioni per l’esecuzione del cocktail – solo da presentare – la sfida è stata più sul concept e si affida molto alla narrazione. Quali sono state le difficoltà? Lo speech, la ricerca di informazioni, convincere la giuria?

Giorgio Lupi

Giorgio Lupi

La mia personale difficoltà è stata non vedere in faccia i giudici e quindi non adattare i tempi, lo stile e i contenuti alla risposta visiviva che di solito hai in una conversazione. Cercare di mantenere alta la concentrazione di chi ti guarda non è semplice già dal vivo figuriamoci on line. Lo speech era la parte fondamentale doveva cercare di mantenere alto il ritmo e far si di rimanere incollato a quel monitor fino alla fine. Emozionare e creare uno storytelling che vivessero in prima persona e non un racconto da ascoltare a distanza.

Quale è, secondo te, il segreto per un cocktail perfetto? Quando un nuovo cliente arriva al tuo bancone cosa noti subito che ti possa aiutare a capire gusti e preferenze per creare il drink cucito su misura?

I dettagli, i dettagli fanno sempre la differenza. E per stare attenti ai dettagli bisogna avere un buon spirito critico che ti porta alla curiosità e la curiosità ti porta allo studio e lo studio ti porta all’applicazione e se hai praticato, studiato, hai spirito critico e stai attento ai dettagli allora il tuo drink non sarà perfetto perché la perfezione non esiste ma sicuramente ci sei andato davvero vicino. L’ascolto è alla base del nostro lavoro col cliente, Jim Mehan dice : noi non dobbiamo servire drink ai clienti ma dobbiamo servire ai clienti dei drink. Per quanto riguarda invece la chiaroveggenza è una dote che ancora non ho 🙂 ma posso provare ad andarci vicino con l’osservazione attenta del mio ospite (età, outfit, ora del giorno, espressione del viso, e se è da solo o in compagnia etc etc)

Giorgio Lupi

Giorgio Lupi

Quale è il tuo spirito o ingrediente preferito e perché? E quale il drink che preferisci bere e perché?

Sicuramente sono un amante dello scotch whisky, perchè è intriso di storia che non si limita alla bevuta, è nelle mie corde. É un mutaforma e si adatta perfettamente all’ambiente in cui lo metti… (sour, sweet, neat, salty, spicy, long, short, fizz etc etc) Non ho un drink preferito posso dire quello che bevo più spesso dai miei colleghi. Di solito mi trovo sempre a bere nei locali dei miei colleghi in momenti affollati non so perchè deve essere una maledizione e quindi per rispetto della situazione vado di gin&tonic massimo risultato minimo sforzo e aspetto che il momento del delirio passi.. poi mi avvicino al bancone e di solito bevo un Rob Roy o un Bobby Burns. Sono due grandi classici che adoro e mi diverto tantissimo a provarli con scotch diversi per vedere come cambiano letteralmente. Poi il mio drink preferito è sempre quello che non ho ancora bevuto ahimè…

Tornando a questa edizione della world class chi vincerà secondo te? Quali sono i concorrenti che ti hanno impressionato di più?

Non so chi vincerà, davvero con questo format chi magari poteva essere uno dei papabili si potrebbe trovare in difficoltà. Mi piacerebbe vincesse una donna, ho trovato la performance di Haneul Lee tra le migliori. Poi ovviamente faccio il tifo per il mio amico Luca Granero.

 

BEEFASHIONED

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Il cocktail

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70 ml di vodka ketel one

15 ml di Self support syrup ( sciroppo di melata di abete in proporzione 2:1, del Monte Bondone)

10 dash di Peak bitter ( bitter creato home made con erbe e fiori spontanei a rischio di scomparsa perché hanno poca impollinazione da parte delle api del Monte Bondone)

É un old fashioned a base Vodka, morbido con note balsamiche e floreali.

Si puo mettere in lattina con la sua diluizione o addirittura sodarlo per proporlo in versione highball.(con qualche cambio di proporzioni ovviamente.)
Il drink si appoggia alla charity adotta un alveare di 3bee.

Viviamo un momento della nostra era in cui tutti noi ci stiamo adattando in qualche maniera a quello che è accaduto. Nonostante tutto andiamo avanti, progettiamo e continuiamo a vedere il nostro futuro reimmaginando il
nostro lavoro, facendo forza sulle nostre esperienze. Mentre il mondo entrava in lock down e quindi il genere umano rallentava i suoi ritmi e il lavoro dell’ uomo diminuiva; i benefici si sentivano nella natura. I mari tornavano puliti, l’aria respirabile e la natura si
riprendeva i propri spazi.
Il nostro scomparire produceva un effetto positivo sul mondo che ci circondava. La nostra assenza ha migliorato lo stato di forma del nostro pianeta. Il nostro adattamento ad una catastrofe come il covid ha prodotto
un bene per il pianeta e l’ecosistema ma un male per noi. E se l’adattamento ad una catastrofe per un altra forna di vita producesse esattamente l’opposto dei nostri effetti? Parliamo di quello che sta succedendo con le api, che a causa dell’abuso di pesticidi e al cambiamento climatico dovuto all’inquinamento che produciamo scompaiono,
mettendo a rischio migliaia di specie vegetali e animali. Comunque questo insetto ha trovato il modo di cavarsela continuando a nutrirsi ma senza svolgere il suo principale
compito per la collettività, ovvero l’impollinazione.

Edit: Le porzioni del cocktail sono state spiegate nella presentazione del progetto rendendo conto del processo creativo dei vari prodotti:

7 come i km che percorre un ape fuori dal suo alveare

10 come gli alambicchi in rame a colonna usati per produrla

15 come il numero di ore che servono per distillare vodka ketel one

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