Head to head competition seconda edizione: la finale. Vince Cristiano Mazzanti

Incoronato il nuovo finalista della Head2Head, un barman di vera “passione” contro uno di grande “cultura”. Alle Scuderie del Colle di Roma si è svolta la finale della più bella gara di miscelazione under 30 del panorama nazionale

Il 6 dicembre si è svolta, alle Scuderie del Colle, la finalissima della Head To Head Bartender Competition 2015. Si tratta della seconda edizione, conclusasi con un successo ben maggiore dei pronostici iniziali.

Un applauso prima della finale

Un applauso prima della finale

Cristian Lorusso e Daniele Cicchinelli, gli ideatori, possono ritenersi più che soddisfatti. La Head2Head, tra gli eventi di bartending,  si attesta, ad oggi, come l’unica vera realtà del settore in grado di offrire uno spazio ai migliori bartender under 30 romani e non solo. Le richieste di partecipazione, infatti, sono giunte copiose da tutta Italia. Segno che l’interesse nei confronti di questa competizione, dopo appena un anno dalla nascita, è cresciuto considerevolmente. Tanto da far pensare a qualcosa di più grande per una prossima edizione, ma è ancora presto per parlarne.
Veniamo, dunque, al racconto dell’ultimo atto che ha decretato il vincitore: Cristiano Mazzanti dell’ Oppio Caffè. Cristiano si era già distinto nella tappa di Marmo. Il suo bagaglio di competenze, nonostante la poca esperienza, aveva impressionato giudici e

Il pubblico

Il pubblico

presenti tutti. Non era uno dei ‘papabili’ alla vittoria, ma sicuramente vi rientrava come outsider, di diritto.
Teatro della finale è stato il locale freschissimo di apertura, le Scuderie del Colle, un’oasi nascosta tra le rovine dell’antica Roma, sul colle Oppio (via delle Terme di Traiano 4b). E’ dietro al suo nuovo bancone che i 10 finalisti si sono dati battaglia. Erano 60, inizialmente. Poi, tappa dopo tappa, si è costruito il parterre dei 10 finalist che riportiamo, in ordine cronologico, col nome del locale ospite: 1-Valerio Pietrobono (Niji); 2-Cristiano Mazzanti (Marmo); 3-Gianfranco Azzarone (Meccanismo); 4-Andrea Corelli (Dorsia); 5-Gianluca Melfa (Morrison’s pub); 6-Giuseppe Stasi (The Barber Shop); 7-Giuseppe Prosperi (Porto Fluviale); 8-Luca Di Carmine (ATP); 9-Valerio Gara (The Corner); 10-Giorgio Vicario (Terrasse cuisine & lounge – Sofitel).

La novità

Negli sguardi dei ragazzi si legge tutta la tensione del pregara. Sono del tutto ignari riguardo alla novità pensata per l’occasione dagli organizzatori: “Vi sfiderete testa a testa, a coppia, in contemporanea. Uno da una parte e uno dall’altra”, li gela Cristian Lorusso. Da questa prima fase, accederanno alla seconda in 6 (i 5 vincenti lo scontro diretto più il migliore tra gli sconfitti) seguendo poi le normali regole di ingaggio (si gareggia uno alla volta).

Il tabellone della finale

Il tabellone della finale

La giuria 

La giuria è stata rinfoltita: nove membri chiamati a giudicare in gruppi di tre. Ci sono i nomi ormai ‘di casa’ come quelli di Paolo Sanna (Banana Republic), Patrick Pistolesi (Propaganda), Francesco Spenuso (Flair-Project), l’enologo Raffaele Rendina (Rosso Peynaud) e Massimo D’Addezio (Chorus Café). A questi sono stati aggiunti, a motivo di ulteriore prestigio, quelli di Jimmy Bertazzoli del Mowa di Marina di Ravenna (esperienza che ormai ha chiuso per imbarcarsi in una nuova avventura), gli esperti di rum, Leonardo Pinto e di whisky, Michelangelo di Toma e Francesco Pirineo della Compagnia dei Caraibi.

Il testa a testa 

Valerio Gara

Valerio Gara

Inaugura la coppia Pietrobono vs Stasi. I giudici (Pistolesi, D’Addezio, Di Toma) scelgono la Cachaça come base per il cocktail, che ispira una rivisitazione del “Manhattan” a Valerio Pietrobono, col suo “Goodby my lover”; mentre di tutt’altro genere è il “Tribalistas” di Stasi. In questo caso si gioca sulle note più fresche delle clementine, unite al gusto sapido voluto dal competitor. La coppetta viene bordata con sale e pimento. Il pubblico presente, nel frattempo, sembra gradire la gara, che può vedere comodamente attraverso uno schermo gigante nella sala vicina, anche se in tanti vorrebbero assistere ‘dal vivo’ e si accalcano davanti al bancone, diligentemente tenuto a distanza tramite un cordone. La prima batteria, comunque, scorre via velocemente. Escono fuori mezcal Vida, l’Elisir di camomilla di Bordiga, la Vodka del bisonte, la Zubrowka e la Suite N. 5, un distillato di vinaccia. Una ulteriore difficoltà per i concorrenti è il non poter parlare. Melfa, che, come è noto, fa dello speech uno dei suoi punti di forza, si sente forse il più penalizzato. Riesce a trovare ugualmente un escamotage ai limiti del consentito. “Se non posso parlare con voi (la giuria, ndr) nessuno mi impedisce di farlo con il pubblico”, commenta mentre prepara il suo “Grappa e Pere”. E’ l’ultimo testa a testa prima che i giudici decidano i 5 vincitori più il miglior secondo per la seconda fase che sono i seguenti: Prosperi, Melfa, Stasi, Gara, Mazzanti e Vicario.

Michelangelo Di Toma

Michelangelo Di Toma

Seconda fase

A rendergli la vita più complicata, questa volta, è la impossibilità di utilizzare il jigger o il metal pour nelle versate. Tutto ‘a collo libero di bottiglia’. Il commento ironico e spontaneo di Massimo D’Addezio è: “ E quale sarebbe il problema?”, chiosa. Per i barman di vecchia scuola si sa che misurare gli ml o le once ‘a occhio’ è un fattore che rientra nella professionalità di questo mestiere. In effetti qualche errore di troppo i ragazzi lo commettono nel misurare in difetto, più che in eccesso, le quantità dichiarate. Ritorna la ‘parola’, però e con essa uno spirito diversamente competitivo rispetto alla fase precedente. Prosperi, amante della musica rock, non riesce a non dedicare il suo cocktail a base di liquore di castagne Edmond Briottet (la giuria ha decretato l’utilizzo della liquoristica straniera) a un gruppo musicale. Una rivisitazione dell’”Old Fashioned” che battezza  “Eliminator”, come l’automobile che usò in un loro tour la band degli ZZ Top. La simpatia e l’egocentricità di Melfa si nota anche nel nome che dà al suo “Marron Melfé” .Nelle sue intenzioni parte da un “Rob Roy”, poi “il liquore di castagne mi ha fatto venire in mente le marron glacé”. A seguire c’è Stasi che compie una scelta al quanto insolita. Oltre all’obbligatorio liquore di castagne, sceglie il Gin Mare e un vino rosso di Cirò. Sono in molti

Giuseppe Stasi

Giuseppe Stasi

a guardare Rendina e ad aspettarsi poi un suo responso in qualità di enologo. E’ la prima volta che un concorrente azzarda in questo modo col vino. Segno evidentemente che c’è pure la voglia di stupire, di potersi giocare l’accesso alla semifinale con una trovata il più possibile originale. Il secondo trittico si sfida nella costruzione di un cocktail solo in coppetta e col cognac Remy Martin. Una scelta complessa da parte dei giurati che cercano in questo modo di spronare i ragazzi ad allontanarsi dai soliti twist on classic. Con il liquore di castagna l’originalità era uscita fuori, col cognac forse è solo Vicario a osare qualcosa di più, peccato che sbagli il dosaggio e non decida di ricominciare pur avendone la possibilità. Gli altri due sfidanti, Gara e Mazzanti, rivisitano due noti cocktail come il “Boulevardier” e il “Grasshopper”.

Semifinali

Alla fine, comunque, il dado è tratto. Finisce anche la seconda fase e le giurie stabiliscono che i 4 semifinalisti saranno: Melfa contro Mazzanti; Prosperi contro Vicario. Avranno una riduzione di 30 secondi sul tempo e saranno costretti all’uso dei sodati. Nella prima semifinale, poi, la ricetta dovrà contenere almeno 30 ml di rum Bally bianco. Melfa tenta di prendere l’ispirazione da uno “Smash” che chiama il “Freschello”. Mazzanti decide di tornare ancora sul cognac da unire al Bally, per twistare un “French 75”. Motiva questa combinazione così: “Amo l’abbinamento tra cachaça e cognac e questo rum me la ricorda”. Nell’altra semifinale esce il Bally ed entra il Pino Mugo di Quaglia, col gin

Leonadro Pinto, Paolo Sanna e Jimmy Bertazzoli

Leonadro Pinto, Paolo Sanna e Jimmy Bertazzoli

Bordiga Occitan. Davvero ottimo il Martinez ‘reverse’ di Prosperi, che si ispira al prodotto di Quaglia per il nome: “Pino Silvestre”. “Giorgino” Vicario versa i suoi ingredienti, uno a uno, pensando “a una sorta di sour”, “A me piace così”, questo il nome dato.  Meno, probabilmente, sarà piaciuto alla giuria. Dei 4 rimasti in gara, infatti, andranno in finale Prosperi e Mazzanti. Melfa e Vicario salutano la competizione, con la delusione di chi è arrivato a un passo dal podio, ma come si dice in questi casi: solo chi non lotta non perde. Onore a loro.

La finale 

Paolo Sanna cede il suo posto di giurato a Leonardo Pinto. Un gesto estremo, di grande coerenza e professionalità, per evitare le eventuali malelingue: Prosperi , infatti, è da sempre un suo braccio destro al Banana Republic. Una scelta fatta più per non danneggiare il ragazzo, che per dimostrare la serietà di cui Sanna non avrebbe affatto bisogno, poiché sarebbe impossibile dire il contrario. Prima della gara vera e propria, Mazzanti e Prosperi vengono sottoposti a un tasting ‘alla cieca’. Dovranno assaggiare 3 prodotti e riconoscerne la tipologia ed eventualmente la marca. Entrambi indovinano le tre tipologie (rum, gin e

I finalisti

I finalisti

whiskey) e due etichette, finendo in parità. Nel caso della finale, si vuol dare la possibilità ai competitors di giocarsela con ampio margine di manovra, per quello non si mettono troppi paletti. La giuria sceglie il solo obbligo di utilizzare il sake. Poi sarà ai bartender stabilire la tecnica, il bicchiere e quant’altro reputino necessario. Prosperi si lascia trasportare dall’oriente. Non solo sake per lui, ma anche il Nikka e del malto di riso. Il nome non poteva che essere “Made in Japan”, con cui strizza sempre l’occhio anche alla musica, in questo caso quella dei Deep Purple. C’è oriente anche nel “Cristiano Revival” di Mazzanti, il quale sceglie pure lui un whisky giapponese (in minor quantità), con un po’ di assenzio a sporcare il bicchiere.

Il responso 

Il responso dei giudici non è facile. Quello di Prosperi viene giudicato “un vero drink da finale. Prosperi è un barman di vera cultura, Mazzanti di passione”. C’è alta qualità nel bicchiere, insomma, grande differenza di gusto, oltre che di stile in generale. All’atto finale sono arrivati due personaggi meritevoli e

Il vincitore festeggia con gli ideatori Cristian Lorusso e Daniele Cicchinelli

Il vincitore festeggia con gli ideatori Cristian Lorusso e Daniele Cicchinelli

diversi, quanto di meglio so possa immaginare per queste occasioni. A premiare il vincitore è Alessandro Venturi (detentore del titolo della prima edizione). Dalla sua voce esce fuori l’urlo che fu suo un anno fa. Come si diceva all’inizio: “And the winner is…” Cristiano Mazzanti, la cultura del buon bere, Cristian Lorusso, Daniele Cicchinelli e tutti coloro che hanno contribuito a trasformare una competizione ‘friendly’, in un progetto meritorio di sempre maggiore attenzione. Perché a vincerle, come a organizzarle, queste gare, “non basta essere bravi, bisogna essere geniali”. Head to Head docet.

Giampiero

Dal cinema al whisky il passo può esser breve. Basta fare un viaggio in Scozia, perdersi magari nel cuore delle Highlands, e ritrovarsi a chiacchierare in un piccolo pub di Ullapool parlando di torbatura e imbottigliamenti. Nasce così una passione travolgente, girando l’Italia, l’Europa (e non solo) di degustazione in degustazione, di locale in locale... alla scoperta del meglio che questo universo può offrire. Cocktail preferito: Rob Roy Distillato preferito: Caol Ila 25 yo

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